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In Italia le ricchezze delle private bank salgono del 4,9%
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In Italia le ricchezze delle private bank salgono del 4,9%

di Paola Valentini
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In base all'ultimo osservatorio di Magstat gli operatori specializzati nelle gestioni d'alta gamma, inclusi i family office, controllano 912,5 miliardi di masse, pari all'80% del mercato potenziale. Ma è un settore che vede una concentrazione sempre maggiore anche per via della Mifid II che accentua la concorrenza

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Non si arresta l'aumento delle ricchezze delle famiglie italiane servite dalle private bank. In base all'edizione 2018 dell'indagine di Magstat Consulting sul private banking in Italia i patrimoni (asset finanziari totali) detenuti dagli operatori specializzati sulle gestioni per i Paperoni sono cresciuti da 869,5 miliardi di euro di fine 2016 a 912,5 miliardi di fine 2017, con un incremento di 43 miliardi di euro, pari allo 4,9%. Negli ultimi cinque anni l’aumento è stato pari a 263,9 miliardi: da 648,6 miliardi di fine 2012 a 912,5 miliardi di fine 2017. Negli ultimi 10 anni l’incremento è stato pari a 338,8 miliardi.

Magstat ha analizzato 259 gruppi finanziari tra private bank e family office in Italia per un totale di 1.073.531 clienti dichiarati. "Stimando che il mercato italiano del private banking e del family office valga complessivamente 1.140 miliardi, a fine 2017, la quota non ancora raggiunta dai servizi di private banking è pari al 20%, 228 miliardi di euro, che non si discosta di molto dalla percentuale raggiunta l’anno scorso, il 21%", afferma Marco Mazzoni, curatore dello studio.

I 912,5 miliardi di euro sono così ripartiti: 832,2 miliardi (pari al 91,2% del mercato servito) sono nelle mani di 122 operatori di private banking grazie alla consulenza di 16.767 private banker distribuiti in 2.430 filiali suddivisi su 1.046.043 clienti, mentre 80,3 miliardi di euro (pari all’8,8% del mercato servito) appartengono a 137 family office dove lavorano 608 family officer in 211 uffici suddivisi su 27.488 clienti.

Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking si aggiudica il gradino più alto del podio con 151,4 miliardi, seguita da Unicredit Private Banking con 63,5 miliardi di euro e Banca Aletti (gruppo Banco Bpm) con 39,3 miliardi di euro.

Il mercato è quindi piuttosto concentrato. L’asset controllato dai primi tre operatori è pari al 27,9% del mercato e in termini assoluti supera i 254 miliardi. Scorrendo la classifica al quarto posto c'è Banca Generali Private Banking con 35,4 miliardi, seguita da Ubi Top Private con 34,8 miliardi. I primi cinque operatori finanziari attivi nel private banking hanno una quota del mercato che supera i 324 miliardi, pari al 35,6%. I primi dieci coprono il 51,7% del mercato con 472 miliardi.

Guardando i risultati in termini di gruppi bancari, i primi tre (nell’ordine Intesa SanPaolo, Unicredit e Banco Bpm) controllano il 33,6% (306,6 miliardi), i primi cinque gruppi (includendo quindi Ubi Banca e Banca Generali) il 41,6% (379 miliardi) e i primi dieci (aggiungendo, cioè, Bnl Bnp Paribas, Ubs, Deutsche Bank, Credem e Mediobanca) il 58,2% (531 miliardi) del mercato private servito. I primi 20 gruppi coprono il 75,6% del mercato con 692,3 miliardi.

"Nel 2017 si sono rafforzati soprattutto i primi 10 gruppi bancari che sono stati i principali protagonisti di alcune acquisizioni", afferma Mazzoni. Un fenomeno accentuato dall'integrazione da parte di alcuni big di settore degli asset bancari di gruppi in crisi. A partire da Ubi Banca con Nuova Banca delle Marche, Nuova Banca Etruria e del Lazio, Banca Federico Del Vecchio, Nuova Cassa di Risparmio di Chieti. E ancora Bper ha integrato la Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara, Intesa Sanpaolo ha rilevato la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, Credit Agricole Italia ha preso invece Cassa di Risparmio di San Miniato, Cassa di Risparmio di Cesena e Cassa di Risparmio di Rimini. Intanto Banco Bpm, nato dalla fusione tra il Banco Popolare e la Banca Popolare di Milano, ha scalato una posizione in classifica: ora è terzo con 40,5 miliardi considerando Banca Aletti più Banca Akros.

L’analisi della raccolta netta del 2017 (limitata alle strutture che hanno fornito il dato relativo esclusivamente alla clientela private) evidenzia che gli operatori finanziari con all’interno una rete di consulenti finanziari (private banker remunerati a provvigione) sono quelli più dinamici: Fideuram- Intesa Sanpaolo Private Banking ha raccolto 9,6 miliardi (dei quali 2,9 miliardi relativi alle reti Fideuram e Sanpaolo Invest), Banca Generali Private banking 5,9 miliardi, Mediolanum Private Banking 1,5 miliardi, Credem 1,4 miliardi e Credit Suisse Italy 1,2 miliardi.

Analizzando i risultati in base alle dimensioni degli operatori finanziari oggetto dell'indagine sono 12 i big player (operatori con patrimoni superiori ai 20 miliardi di euro) che detengono il 56,3% del mercato (513,6 miliardi). Il 19,9% del mercato è nelle mani delle strutture (13 unità) con patrimoni tra i 10 ed i 20 miliardi (con asset complessivi pari a circa 181,5 miliardi). Il 7,6% del mercato (pari a 69,5 miliardi circa) è invece controllato dai 11 operatori con patrimoni tra i 5 ed i 10 miliardi.

Le strutture con asset da 1 miliardo ai 5 miliardi sono 41 e hanno patrimoni complessivi di 107 miliardi, pari ad una quota del 11,7%. Mentre i 105 operatori finanziari più piccoli, ovvero quelli con patrimoni fino ad 1 miliardo, detengono asset finanziari totali di poco superiori ai 40,8 miliardi, pari al 4,5%. "Facendo un confronto con l'anno precedente possiamo affermare che aumenta il peso dei big player, ovvero quelli con masse oltre i 10 miliardi", spiega Mazzoni.

Ma sono molte le sfide che le private bank devono affrontare. "La Mifid II, entrata in vigore il 3 gennaio 2018, farà crescere la competitività tra i player e accelerare il processo di concentrazione. Un risiko che è già in corso anche come conseguenza di quanto sta avvenendo nel mondo delle banche. Nel 2017 e in questa prima parte del 2018 abbiamo assistito a molte operazioni di concentrazione nel mondo del private banking. Impossibile per ora stimare gli effetti che la Mifid II avrà sui bilanci delle private bank e sulle politiche di reclutamento", conclude Mazzoni, "di positivo sicuramente porterà maggior trasparenza, incremento degli standard di qualità dell’offerta e una maggiore concorrenza".

Il private banking resta comunque uno dei settori più attrattivi nel panorama bancario. Secondo il Credit Suisse Global Wealth Databook 2017 l'Italia risulta essere quest'anno al sesto posto nella classifica dei dieci Paesi che hanno visto crescere la propria ricchezza in modo più significativo con 1,288 milioni di Paperoni, 138 mila in più rispetto all’anno scorso, che rappresenta il 4% dei milionari di tutto il mondo.

Orario di pubblicazione: 17/07/2018 13:30
Ultimo aggiornamento: 17/07/2018 13:30


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