Liberare la famiglia umana dalla «peste dell’egoismo, dei respingimenti e dei muri, dell’ingiustizia, della menzogna, della corruzione, della prevaricazione, della morte psicologica, morale e spirituale oltre che corporale». «Il volto di ogni uomo e di ogni donna è un’icona, una immagine, un sacramento del volto di Dio». Così l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, nell’omelia della messa solenne celebrata in cattedrale in onore di santa Rosalia.

Proprio sulla testimonianza della patrona del capoluogo siciliano, monsignor Lorefice ha tratto spunto per la sua riflessione. Come lei, ha detto nella omelia riportata dal Sir, dobbiamo diventare «costruttori di città fraterne, giuste e accoglienti, di famiglie unite, oneste, capaci di accompagnare nella sfida educativa le nuove generazioni; edificatori di comunità cristiane che testimonino con coraggio e coerenza la gioia del Vangelo».

In una cattedrale gremita da fedeli e autorità, l’arcivescovo ha chiesto di prendere esempio dalla «determinazione di questa giovane donna di fondare la propria vita oltre sé stessa, il suo uscire fuori non solo dalla casa paterna ma soprattutto da sé stessa, dal suo “io”, affidandosi a un Altro, consegnandosi a Dio». Un atteggiamento che contrasta totalmente quello degli uomini e delle donne di oggi che sembrano essere sempre più «convinti di non aver bisogno di nulla e di nessuno; sedicenti e impavidi creatori di paradisi artificiali; costruttori autosufficienti di torri che sfidano il cielo».

Come Rosalia che incontrava i «volti dei fratelli e delle sorelle che salivano al suo eremo», ognuno dovrebbe invece imparare a guardare «il volto degli uomini e delle donne che vivono a casa con me o nel posto di lavoro, che incontro per strada o sul tram, in campagna o in città, in un villaggio o in una metropoli, vicini o lontani, con il mio stesso colore di pelle o con un colore diverso: tutti gli uomini e le donne siamo di colore», ha affermato Lorefice.

Da qui un incoraggiamento a rimanere «aperti a tutti, nella sincerità del cuore, nella forza dell’onestà intellettuale, nella custodia dei più alti sentimenti umani».

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