Anche l’Italia ha i suoi mondiali. E sono quelli della cucina. A Torino sono iniziate questa mattina le selezioni per la finale del Bocuse d’Or che si terranno a Lione il prossimo gennaio. Sugli spalti un tifo da stadio, ma sano e pulito, carico della migliore energia che rende uniche queste occasioni. Alle 9.30 in perfetto orario come da programma sono scese in campo le dieci squadre oggi in gara: Polonia, Belgio, Islanda, Ungheria, Germania, Paesi Bassi, Spagna, Francia, Svizzera e Regno Unito. La giuria di degustazione composta dai presidenti di ogni squadra e presieduta da Jérôme Bocuse, figlio del re dei cuochi che ha ideato questa manifestazione nel 1987, Tamás Szèll, Carlo Cracco ed Enrico Crippa inizierà a giudicare i piatti in gara alle 14 di questo pomeriggio. La tensione è alta, l’incitazione pure.

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Così come i cuochi impegnati con i loro commis sotto la regia di coach dal lungo corso, i tifosi non arrestano il loro sostegno.

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Ed è una battaglia a suon di coltelli, ma anche di trombe e tamburi. Il ritmo cresce, la sfida è di quelle che ti cambiano la vita. Alle note della Marsigliese rispondono quelle della Brabançonne di un Belgio agguerrito con 150 fan al seguito. Sono stati noleggiati aerei privati per raggiungere la competizione, i voli di linea non bastavano. I colori invadono gli spalti con quel rosso che accomuna le bandiere di tutte le nazioni oggi in gara. Il suono in un certo senso scandisce anche il tempo: quelle interminabili 5 ore e 35 minuti che i team hanno a disposizione per preparare una ricetta su piatto e una su vassoio.

I coach, con le loro fasce rosse salgono e scendono da un piccolo podio per controllare al meglio l’esecuzione dei lavori e dare i giusti consigli. Romuald Fassenet, del team francese, ha addobbato il suo con il drapeau tricolore: del resto è della Francia la paternità di questo evento ed è emozionante vedere i tanti chef presenti non solo in veste di giudici ma anche di supporter aggirarsi tra l’arena con il colletto della loro giacca blu, bianco e rosso: sono i Meilleurs Ouvriers de France, i migliori lavoratori di Francia, il riconoscimento che per alcuni di loro, come per lo stesso Paul Bocuse, valeva più dell’ambita stella Michelin.

Per il Bocuse quasi un tifo da stadio

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