Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dopo che Giuseppe Conte, premier designato ha rimesso l’incarico, ha convocato al Quirinale Carlo Cottarelli. Queste le dichiarazioni che ci ha rilasciato due settimane fa.

Carlo Cottarelli, 64 anni, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica di Milano, ex commissario per la revisione della spesa pubblica e direttore esecutivo del Fondo monetario, è stato il primo dei probabili premier degli ultimi mesi. Lo incontriamo a margine della presentazione del suo libro “I sette peccati capitali dell’economia italiana” (Feltrinelli), organizzata da Alessandro De Nicola, presidente dell’Adam Smith Society, con Guido Gentili, direttore del Sole 24 Ore, e Maurizio Molinari, direttore de La Stampa.

Se Di Maio e Salvini venissero a trovarla per proporle di guidare il governo, che condizioni porrebbe?

«Di mettere a posto i conti pubblici. Certe misure si possono ipotizzare, ma in un quadro in cui il debito si riduce a una velocità sufficiente per mettere l’Italia al riparo dalla prossima recessione. Se l’idea è di tagliare le tasse in deficit, aumentando la spesa, non sono la persona giusta».

Reddito di cittadinanza e flat tax sono compatibili?

«Il reddito di cittadinanza, in una versione morbida, costa 15 miliardi. La flat tax al 23 per cento, senza eliminazione di deduzioni e detrazioni, viene 64 miliardi. Se la si finanzia eliminando queste ultime allora non costa niente, ma non si riduce la pressione fiscale nel suo complesso. Quello che non posso accettare è una flat tax che si ottiene con la rottamazione delle cartelle, cioè un condono, oppure nella speranza che l’evasione fiscale si riduce e il pil riparte: possibile, ma prima deve accadere perché altrimenti in un Paese ad alto debito si tratta di un rischio eccessivo».

A parte lei, chi spera che scelgano come premier?

«Ho in mente dei nomi, anche della Lega, che potrebbero svolgere un ruolo di moderazione rispetto alle tante proposte esagerate di questi giorni, ma preferisco non farli».

C’è qualcosa che la convince del possibile contratto di governo?

«L’enfasi che M5s e Lega pongono sulla semplificazione burocratica e fiscale è positiva. Spero che un governo gialloverde si concentri su questo piuttosto che sull’aumento del debito pubblico».

È la priorità?

«L’Italia deve approfittare di questa fase di crescita per rafforzare i conti pubblici razionalizzando la spesa. Se no quando prima o poi le condizioni peggioreranno il debito ricomincerà a salire rispetto al pil e ripartirà la speculazione contro di noi. I mercati adesso sono calmi perché, oltre all’azione della Bce, l’economia europea e quella italiana crescono. Però possono cambiare idea in fretta al mutare delle condizioni e avere una crisi di fiducia verso i Paesi dal debito alto».

Il ritardo nella formazione del governo può risultare un danno?

«La speculazione può colpirci in futuro come ho spiegato, non per questo ritardo o per l’eventualità di un governo gialloverde. Più che altro non avere un esecutivo nel pieno dei poteri indebolisce la nostra voce in Europa, dove nelle prossime settimane sono attese decisioni importanti. E soprattutto ritarda le riforme urgenti in Italia».

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