rischia fino a 10 anni

Molestie sessuali, il papà dei «Robinson» Bill Cosby è colpevole

Molestie: Cosby colpevole in primo processo era #MeToo

2' di lettura

Il papà più amato dagli americani è colpevole di «aggressione indecente». Bill Cosby, celebre attore comico che ha conquistato il mondo con la sitcom anni Ottanta I Robinson, è stato condannato da una giuria di sette uomini e cinque
donne per tre imputazioni, in quello che di fatto è il primo processo penale dell’era #MeToo.

L’artista adesso rischia 10 anni di prigione per ogni capo d’accusa, anche se probabilmente il giudice gli consentirà di scontare la pena simultaneamente. La giuria ha accolto la versione dell'accusatrice di Cosby, l’ex dipendente della Temple University Andrea Constand, e si è espressa dopo sole 14 ore di camera di consiglio. Il primo processo intentato dalla Constand contro l’attore era finito in giugno su un binario morto quando i giurati, dopo giorni di deliberazione, non erano riusciti a trovare tra loro un consenso.

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Decisive le deposizioni
Stavolta a fare la differenza sono state le deposizioni nell’aula di Norristown in Pennsylvania di cinque donne, tra cui la ex modella Janice Dickinson, che ne avevano corroborato la versione. In tutti i casi, il copione era analogo. Cosby invitava le vittime a casa con la prospettiva di aiutarle a fare carriera e offriva loro da bere un cocktail condito con sonniferi per poterle poi molestare senza che si ribellassero. L’attore ha 80 anni: all’apice della carriera, quattro decenni fa, sdoganò negli Usa il tabù della razza con programmi Tv per bambini come Big Albert and the Cosby kids (in Italia tradotto come Albertone) e, più avanti, con le celeberrime avventure semicomiche di una famiglia della upper class afroamericana, I Robinson appunto. Sono una cinquantina le donne che hanno accusato Cosby di molestie dagli anni Sessanta in avanti, stelline di serie B ma anche qualche nome eccellente come l’ex top model di colore Beverly Johnson. Solo la Constand però era riuscita finora a ottenerne il rinvio a giudizio.

Effetto #MeToo
Il procedimento arrivato oggi in porto si è svolto in un clima culturale e sociale molto diverso dal primo. Lo spartiacque è lo scandalo che ha travolto l’ex boss di Miramax Harvey Weinstein e il processo a Cosby ha confermato la forza del movimento #MeToo che ha provocato la caduta di Weinstein così come di altri «molestatori eccellenti» come l’anchor della Nbc Matt Lauer e l’attore Kevin Spacey e mai però finora era arrivato in tribunale. E forse anche per Weinstein, che ha sempre respinto le accuse di molestie e stupri, il giorno del giudizio potrebbe non essere distante. A New York la guida dell’inchiesta contro il produttore cinematografico è passata a Joan Illuzzi, una veterana della squadra omicidi specializzata in crimini sessuali e che di recente è riuscita a ottenere una condanna nel l’assassinio di Etan Patz, un bambino scomparso di casa e di cui non è mai stato trovato il cadavere. La Iluzzi è un’esperta di cosiddetti «cold case», casi freddi in cui ci sono poche prove fisiche e in cui la credibilità dei testimoni è fondamentale.

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