Aggiornamenti sulla situazione in Brasile

Aggiornamenti sulla situazione in Brasile

a cura di Teresa Isenburg

Non è facile cercare di informare su quello che avviene in Brasile nei giorni più vicini ed in particolare a partire dal 7 aprile 2018, quando l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva si è consegnato alla polizia federale. Un momento drammatico e illegale (l’icarcerazione senza prove e calpestanto il diritto di presunta innocenza fino al termine dei possibili giudizi) all’interno della tragedia che ha stravolto il Brasile dal 4 marzo 2016 (con il tentativo di sequestro di Lula) e dal 17 aprile 2016 con la indegna votazione della Camera federale che apriva la procedura di deposizione illegittima della presidente costituzionale Dilma Rousseff. Da allora il paese è scivolato in una sempre più grave discarticolazione del  sistema giudiziario: trattandosi di un sistema, appunto, quando si manda fuori dai binari un segmento di esso, il dissesto si diffonde senza limite. Ed è la situazione attuale del Brasile in cui il diritto è stato vilipeso e l’amministrazine delle giustizia disprezza le procedure e il merito, supportata da mezzi di comunicazione monopolistici e golpisti In questo contesto l’ex presidente è stato condannato senza prove, da un giudice che non è il giudice naturale, gli è stato negato l’habeas corpus e illegeamente (anch negli ultimi passi) è incarcerato. Oltretutto in un luogo anomalo, la cella di sicurezza di un commissariato di polizia federale e in regine di isolamento di fatto, mai richiesto da chi ha esercitato la funzione giudicante. Siamo quindi fuori dallo Stato di diritto. Provo a tracciare una semplice cronologia di alcuni accadimenti importanti  e iniziative continuate di lotta dei giorni che vanno dal 7 aprile ad oggi, 19 aprile: un tempo brutale, sprofondato nella prevaricazione e insieme sospeso e indefinito.

Alla sera del 7 aprile, dunque, dopo la cerimonia in memoria di dona Marisa Leticia nel sindacato dei metalmeccanici di São Bernardo di un livello spirtiuale e politico raro, la sera Lula si è consegnato: a Curitiba lo attendevano in molti ( e sono stati picchiati e affumicati, ovviamente) e da allora si è formato un accampamento permanente, nei pressi del commisariato della polizia federale ,in cui si susseguono iniziative e visite di democratici brasiliani e internazionali. L’organizzazine logistica è nelle competenti mani del MST/Movimento dei lavoratori senza terra con la carismatica figura di João Pedro Stédile e del MTST/Movimento dei lavoratori senza tetto con il giovane coraggioso Guilherme Boulos. (T.I.)

 

Messaggio di Luiz Inácio Lula da Silva

Le centinaia di persone che partecipano alla Veglia democratica LulaLivre a Curitiba  nei pressi del luogo di detenzione di Lula il 18 aprile nel pomeriggio hanno ricevuto un messaggio speciale attraverso gli avvocati della difesa.

“Care e cari compagni, voi siete il mio grido di libertà ogni giorno. Se non avessi fatto nulla nella vita, e avessi costruito con voi questa amicizia, sarei già un uomo realizzato. Per voi è valsa la pena di nascere e per voi varrà la pena di morire”.

(Fonte: Boletim 33 – Comitê Popular em Defesa de Lula e da Democracia, Curitiba)

 

 

Triplex: “Se è di Lula, il popolo potrà rimanere. Se non lo è, perché allora è detenuto?”

Con questo striscione esposto ai balconi il MTST e il fronte Povo sen medo hanno occupato il giorno 16 aprile l’appartamento sito a Guarujá (San Paolo)base centrale dell’accusa di tangente dell’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva. L’iniziativa, che può sembrare quasi scherzosa, è in realtà di grande importanza perché mai il magistrato Moro aveva concesso alla difesa di vistare il luogo, presentado solo fotomontaggi di ambienti di lusso che nulla hanno a che fare con il luogo filmato il 16 aprile. L’occupazione è durata quattro  ore. Al termine  Guilherme Boulos, lider del MTST, ha emsso il seguente comunicato:

 

Il MTST è stato allontanato dal triplex; con l’argomento della flagranza, hanno detto che non era necessaria la richiesta di reitegrazione (della proprietà) e hanno minacciato di arrestare tutti se non si uscisse entro un certo termine, con un intervento di choque. Del tutto arbitrario. Nulla di nuovo.

Con un’ azione arbitraria, senza ordine giusdiziario  la polizia ha dato una scadenza perché il MTST uscisse dal triplex sotto minaccia di arresto di tutti gli occupanti. Il triplex è stato disoccupato, ma il messagio resta. È evidente che non vi era ordine: chi avrebbe potuto chiedere la reintegrazione della proprietà? (dal momento che l’appartamento non è di Lula).

 

Adolfo Pérez Esquivel Premio Nobel per la Pace

Completando i preparativi di un viaggio in Brasile, dove arriva lunedì 16 aprile per una visita di cinque giorni, il Premio Nobel per la Pace ha già definito i punti principali della sua agenda.

A Rio de Janeiro, primo scalo del viaggio, sarà presente ad iniziative in due università e a un atto in omaggio alla consigliera comunale Mariella Franco del PSOL assassinata in una esecuzione con cinque pallottole alla testa il 14 marzo.

Due giorni dopo Esquivel sarà a Curitiba dove, insieme ad un gruppo di parlamentari sudamericani (del Parlatino) intende visitare Lula …. Già a Buenos Aires ha preso contatto con avvocati e militanti brasiliani per avere l’autorizzazione.

“Quella che hanno fatto con Lula è una ingiustizia”, dice Esquivel in una intervista telefonica a Brasil 247. “Tutto è fatto per impedire che vinca l’elezione. Vogliono che sparisca dal notiziario, che diventi invisibile”. Per Esquivet “le democrazie sono in pericolo in varie parti del mondo, con colpi di Stato in Brasile, Paraguay, Honduras”. Convinto dell’innocenza di Lula, Esquivel racconta che durante la sua ultima visita a San Paolo, i due hanno avuto un colloquio di chiarimento sul caso. “Lula  mi ha spiegato che non è mai stato padrone di quell’appartamento che dicevano che era suo, ma hanno montato tutto per poterlo condannare comunque”. Esquivel è promotore  di una campagna per candidare Lula al Premio Nobel per la Pace, che ha già raccolto 200.000 adesioni via internet. Si diverte quando gli viene chiedo se è possibile immaginare che Lula riceva un riconoscimento così importante mentre si trova in una situazione così difficile. “Io ero in prigione quando hanno deciso di darmi il Nobel” nel 1980, ricorda.

 

Il 13 aprile L’egiziano  Mohamed El-Baradei, che nel 2005  ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace in nome dell’Agenzia atomica internazionale ha aderito alla campagna internazionale. Si tratta di una firma anche molto simbolica perché El-Baradei ha seguito le negoziazioni condotte dal Brasile e dalla Turchia sul programma nucleare ianiano

Per firmare: https://www.change.org/nobelparalula.

(Fonte: Brasil 247)

 

18 aprile 2018: Ad Adolfo Pérez Esquivel, presidente di una importante agenzia di diritti umani, mercoledì 18 aprile è stato vietato di ispezionare il carcere dell’ex presidente Lula. La proibizione è partita dalla giudice federale Carolina Moura Lebbos della 12a sezione della Giustizia federale di Curitiba, e viola le Regole minime dell’ONU, note come Regole Mandela,  per il trattamento dei prigionieri, documento che il Brasile ha firmato. (Al momento il divieto è stato confermato e imposto  anche a Leonardo Boff).

 

La 56a Assemblea generale della CNBB/Conferenza nazionale dei vesco brasiliani

di Marcelo Menna Barreto

È iniziata al mattino dell’11 aprile la 56a Assemblea generale della Conferenza nazionale di vescovi brasiliani/CNBB nel santuario nazionale di Aparecida do Norte (SP), con la partecipazione di oltre 400 vescovi cattolici. Il tema cetrale è Direttrici per la formazione di presbiteri della Chiesa in Brasile. Ma altri temi sono anche all’ordine del giorno. Certamente nei corridoi si dibatterà la posizione della Chiesa in relazione alla questione politica del Brasile.

In  una congiuntura nazionale esplosa, la Chiesa Cattolica in Brasile è chiaramente divisa. Specialisti sottolineano che, anche se storicamente comandata dai vescovi considerati “modearti”, poche volte l’entità è stata così silenziosa in presenza di fatti del peso di quelli accaduti negli ultimi mesi. Per esempio, in piena Campagna di Fraternità di quest’anno, che aveva l’obiettivo di riflettere sulle situazioni di violenza in Brasile, si è verificato l’assassino della consigliera comunale Marielle Franco a Rio de Janeiro e, nonostante lo stesso Papa Francesco avesse telefonato alla madre per esprimere la sua solidarietà, la direzione della CNBB è rimasta silente. Solo il cardinale archivescono di Rio de Janeiro don Oriani Tempesta, che fa parte dei settori conservatori della chiesa, ha emesso una nota, comunque formale e fredda. …

Analogamente con la detenzione dell’ex presidente Lula, la Chiesa brasiliana si trova fra una posizione di solidarietà dei segmenti legati alla Teologia della Liberazione; una poszione aggressiva dei settori tradizionalisti e, secondo l’opinione di un religioso sentito da Extra Classe “un allontanamento codardo della direzione della CNBB”.

Di fatto , al contrario di quanto accaduto in diversi organismi legati alla CNBB e anche in diocesi (ogni diocesi è considerata una chiesa particolare e per questo, in sintonia con il Papa, ha libertà di manifestarsi e agire attraverso il suo vescovo) l’insieme dell’episcopato nazionale non si è ancora pronunciato attraverso la sua entità nazionale in questo momento di crisi istituzionale e politica. Secondo don Gilberto Pastana de Oliveira, vescovo di Crato/Ceará, l’episcopato brasiliano è molto preoccupato per il momento che stiamo vivendo e certamente nell’Assemblea si pronuncerà.

In realtà analisti rilevano la situazione paradossale in cui si trova la CNBB. Non prendere posizione in questo momento trasmetterebbe l’idea che l’episcopato brasiliano sarebbe codardo; dall’altro lato qualunque pronunciamento di difesa forte della democrazia e dei diritti dei più poveri può portare i settori fondamentalisti  a definire gli stessi vescovi comunisti.

In concreto, l’episcopato che si riunisce ad Aparecida fino al 20 aprile, con oltre 500 prelati oltre ai vescovi emeriti che possono partecipare all’assemblea senza diritto di voto è diviso su questo scenario.

Incalzato dagli attacchi dei fondamentalisti, don Sérgio da Rocha, presidente della CNBB, venerdì 6 aprile è stato a Roma con Papa Francesco. Dopo l’udienza con il Pontetice, ha dichiarato a Vatican News che “il Brasile oggi ha bisogno che la Chiesa dia testimonianza in comunione, di unità fraterna, di comunione fraterna. perché noi vogliamo superare la violenza, l’aggressività,  la intolleranza e vogliamo fare ciò dando testimonainza”.

 

1° maggio 2018 unitario a Curitiba

 

CSB, CTB, CUT, Força Sindical, Intersindical, NCST e UGT

I lavoratori affrontano enormi sfide in Brasile e nel mondo per superare le diseguaglianze, per combattere la compressione salariale e la precarizzazione delle condizioni di lavoro, per fermare l’insicurezza, per la protezione sociale, per impedire assassinii e arresti di militanti e dirigenze popolari, per bloccare l’assedio della libertà e l’attacco alla democrazia.

La lotta è il senso della vita sindacale e l’unità è la nostra decisione politica.

Per questo faremo una Manifestazione del 1° maggio storica a Curitiba, nazionale ed unitaria, coronando le molte manifestazioni che faremo in tutto il paese e in sintonia con tutti i lavoratori.

A Curitiba lottimo:

-per nessun diritto in meno

-contro la riforma del lavoro che distrugge i diritto dei lavoratori e dei sindacati

-lper avoro per tutti con una politica economica per creare posti di lavoro per 13 milioni di disoccupati e per 12 milioni di sottoccupati; lavoro di qualità (contro la precarizzazione)

-mantenimento della valorizzazione del salario minimo

-sicurezza e previdenza sociale con finanziamento e gestione volte alla loro sostenibilità

-politiche pubbliche di buona qualità per tutti: fine della legge sul tetto della spesa pubblica; salute, educazione, abitazione, trasporto,e sicurezza pubblica

-rafforzamento sindacale: riorganizzazione sindacale per aumentare la rappresentatività dei lavoratori; finanziamento sindacale deciso dai lavoratori in assemblea

-democrazia e elezioni libere

-giustizia sì, persecuzione no: Lula libero!

 

(Traduzione di Teresa Isenburg; articoli precedenti su www.rifondazione.it; www.latinoamerica-online.it)


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