STRADE D’ACQUA

La nuova vita del fiume Po: Milano si avvicina al mare

di Ilaria Vesentini

4' di lettura

Sei anni di cantieri e 47 milioni di euro di investimento per realizzare la conca di navigazione di Isola Serafini, nel Piacentino – la più importante opera di ingegneria idraulica mai realizzata in Italia, inaugurata pochi giorni fa – non bastano per annunciare a gran voce che il Po torna a essere una via d’acqua strategica per i commerci e il turismo dall’Adriatico a Milano. Ma l’eliminazione dello sbarramento di Monticelli d’Ongina trasforma il tema della navigabilità del Grande Fiume (anche per imbarcazioni di V classe, quelle tra le 1.500 e le 3mila tonnellate) da sogno d’antan a progetto realizzabile nel giro di due-tre anni, almeno lungo l’asse emiliano da Ravenna a Piacenza. Se solo si completeranno le opere di adeguamento dell’Idrovia Ferrarese (9,8 milioni di euro già stanziati da anni) e se partiranno entro dicembre i lavori per l’escavo dei fondali al porto ravennate (250 milioni di euro di intervento, approvato dal Cipe un mese fa).

Il punto è che a credere nello sviluppo della navigazione lungo il Po per ridurre il traffico su gomma (metodo con cui viaggia in Italia il 90% delle merci, contro lo “zero virgola” su acqua e meno del 10% su ferro), potenziare un turismo tra percorsi ciclabili e itinerari naturalistici, artistici ed enogastronomici è più la politica europea. La Commissione europea ha infatti inserito il sistema idroviario padano-veneto (Po e canali collegati) nelle reti strategiche Ten-T, dentro al Corridoio mediterraneo, grazie al progetto Iniwas (Improvement of the northern Italy waterway system) cofinanziando al 20% le opere nel bacino idrografico attraverso il Programma Connecting Europe Facilities 2014-2020. Si tratta di circa 7 milioni di euro cui si sommano altri 2,4 milioni stanziati dall’Ue (in questo caso con un co-finanziamento al 50%) per il progetto Life “ConfluPo” per realizzare un altro impianto unico nel panorama italiano (e tra i più grandi in Europa): una enorme scala di risalita per i pesci, che possono così superare lo sbarramento artificiale della centrale idroelettrica di Isola Serafini e nuotare dal mare Adriatico su fino al lago di Lugano. Lo stesso percorso, più o meno, riaperto – con alcuni espedienti – per i turisti in occasione di Expo2015: un itinerario suggestivo lungo le vie d’acqua e in bici da Venezia a Milano fino a Locarno.

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A confermare «che la strada d’acqua già c’è, non dobbiamo inventarci nulla, solo credere nelle sue potenzialità turistiche ed economiche e investirci: serve ancora mezzo miliardo di euro per rendere funzionante ed efficiente l’intera rete idroviaria. E occorre una sinergia tra il settore pubblico, che si deve far carico delle opere e delle infrastrutture portuali, e l’industria privata, che deve curare servizi logistici e di trasporto», sottolinea Ivano Galvani, dirigente Aipo, l’Agenzia interregionale per il Po, ente strumentale delle quattro regioni (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto) attraversate dai 652 chilometri del corso d’acqua. «Per rispondere ai parametri europei di navigazione fluviale, con imbarcazioni di V classe (ognuna equivalente ad almeno 50 Tir tolti dalla strada) dobbiamo portare i 2 metri di pescaggio del fiume a 340 giorni l’anno, oggi non arriviamo a 200 giorni e servono », precisa Galvani.

La nuova conca di Isola Serafini, che permette di superare un dislivello dai 4 ai 13 metri di altezza, in base alla portata del Po, lì dove confluisce l’Adda (si tratta di una enorme vasca di cemento armato lunga 115 metri e larga 12,5) rappresenta una pietra miliare nella storia del terzo millennio del Grande Fiume,ora navigabile in entrambe le direzioni dall’Adriatico alle porte di Milano. «Potremmo riempire Veneto ed Emilia-Romagna di houseboat, navigare in acque non regimate è semplicissimo e abbiamo un patrimonio che non ha nulla da invidiare alla Loira e ai suoi castelli – spiega Paolo Dal Buono, responsabile Navigazione interna di Assonautica –. Le conche ferraresi potrebbero essere sistemate in due anni, se non ci fossero ricorsi per ogni gara e ribassi tali da finire nelle mani di aziende fallite». Sul Delta le motonavi lavorano già bene, è da valorizzare ora l’Alto Po , da Reggio Emilia a Piacenza, e i porti turistici di Boretto, Guastalla, Luzzara. Confesercenti dal 2010 è al lavoro per costruire un “prodotto Po” stimolando le imprese del bacino fluviale a organizzare proposte su misura, attraverso la “Borsa del turismo fluviale e del Po” (la IX edizione si svolgerà a Guastalla il prossimo settembre). Ma la vera sfida della Giunta Bonaccini è fare da benchmark di uno sviluppo sostenibile sulla via d’acqua per il trasporto merci: in Emilia-Romagna oggi viaggiano su ferro circa 20 milioni di tonnellate l’anno, tra cinque anni a questo ritmo sarà raggiunta la soglia massima di capacità di 25 milioni di tonnellate. A quel punto il Po (che oggi trasporta meno di 500 tonnellate di merci) potrebbe essere pronto a offrire un’alternativa green per tutte le merci ingombranti e non deperibili che devono attraversare la pianura padana.

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