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Viaggio nella turbina a gas più potente d’Europa

di Cristina Casadei

(Ansa)

3' di lettura

Anche a vederlo da lontano, con i suoi 15 metri di altezza e 160 tonnellate di peso, il rotore si presenta imponente. E non è che una parte della turbina GT36-S5 che, in gergo, alla Ansaldo Energia, chiamano Monte Bianco, in quanto top europeo per potenza, e che sarà prodotta a Genova. Il presidente Giuseppe Zampini apre le porte del sito di Campi e, insieme all’ad Filippo Abbà e all’ad di Cdp Equity Guido Rivolta (in rappresentanza dell’azionista), fa gli onori di casa con il cardinale arcivescovo Angelo Bagnasco, il ministro della Difesa Roberta Pinotti, il sindaco Marco Bucci e l’assessore allo Sviluppo economico della Liguria, Edoardo Rixi. Siamo nel primo lighthouse plant (impianto faro) di Industria 4.0, nel quale sono stati investiti 14 milioni, in un piano triennale di ricerca e sviluppo industriale basato sulle principali tecnologie digitali nel processo manifatturiero dei due siti produttivi di Genova, ossia Campi e Cornigliano. Secondo l’accordo di innovazione tra Mise e Regione Liguria, l’investimento di Ansaldo Energia godrà di un contributo a fondo perduto pari al 25% dello stesso (finanziati per il 20% dal governo e per il 5% dalla Regione Liguria).

Nel suo racconto sulla genesi della MontebiancoZampini smonta, rimonta e cesella dischi e palette. Mostra la curvatura dei bordi delle palette d’acciaio e trascina a vedere il processo di elettroerosione. Ci sono curve nelle sinuose palette delle turbine, che si possono ottenere solo così, con una scarica elettrica che, al chiuso di una macchina di precisione, erode l’acciaio. La Montebianco è una turbina di classe H, la più potente al mondo. I competitor in questa classe hanno nomi come Siemens, General electric e Mitsubishi. Nella versione a 50Hz la turbina raggiunge i 538MW di potenza, e i 760 MW in ciclo combinato con un’efficienza del 62,6%.

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Da Genova partono sfide in grande stile, anche in un momento in cui lo stesso Zampini ammette «difficoltà del mercato», dovute, tra l’altro, alle tensioni di alcune aree medioorientali, mercati importanti per Ansaldo Energia (4.250 addetti e 1.253 milioni di euro di fatturato nel 2016). Intanto siamo arrivati alla brocciatura degli ancoraggi per le palette sui dischi. Sembra una limatura di precisione, continua, paziente, pulita. Già, pulita, perché anche se è molto difficile da immaginare e da raccontare qui nessuno si sporca le mani. I tecnici gestiscono il lavoro a bordo macchina o in salette di controllo con computer e digital device. Del resto siamo nel primo faro di Industria 4.0.

Il progetto della Monte Bianco è stato reso possibile anche grazie all’acquisizione degli asset ex Alstom, avvenuta nel 2016. Da allora Ansaldo energia ha investito oltre 65 milioni di euro per portare la produzione delle macchine di tecnologia ex Alstom in Italia, con l’adeguamento degli stabilimenti esistenti e la realizzazione del sito di Cornigliano. Quando a Genova Campi gli uomini e le macchine della Ansaldo Energia avranno finito di cesellarli, i pezzi della Montebianco verranno trasferiti a Cornigliano. «Un sito fondamentale», sostiene Zampini, perché senza lo sbocco a mare lo spostamente della turbina sarebbe stato un problema insormontabile. A Cornigliano, la Montebianco verrà montata e a fine anno prenderà il largo, alla volta di Shanghai. La committente è la Shanghai electric power, la utility elettrica di Shanghai. A proposito di Cina, la scorsa settimana il gruppo (che ha come azionista di riferimento Cdp Equity con circa il 60% e Shanghai Electric con il 40%) si è aggiudicato due turbine a gas di classe F, AE94.3 A, che «portano il totale degli ordini aggiudicati a più di 30 turbine a gas», spiega il responsabile per lo sviluppo dei mercati asiatici di Ansaldo Energia Chen Xuewn.

La dimensione e la complessità della GT36-S5 non consentono di tralasciare la manutenzione. Qualche passo ancora e nel racconto di Zampini spunta Idlir. È un robotino ideato in collaborazione con l’Istituto italiano di tecnologia, capace di ispezionare l’interno del generatore della turbina, mattonella per mattonella. Se fino a poco tempo fa un’ispezione richiedeva che qualcuno entrasse fisicamente nel generatore e che questo venisse smontato in alcune sue parti, adesso tutto questo non è più necessario. Cambiano i ruoli ma anche con Industria 4.0 sono gli uomini a fare le fabbriche. A ribadirlo lo stesso Zampini, davanti a centinaia di operai.

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