The security challenge in the Meditterranean. A view from Turkey

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La sede della Stampa estera a Roma ha onorato la presenza dell’attuale Ministro degli Affari Esteri della Turchia, Mevlüt Çavuşoğlu che in un conciso ma esplicativo dibattito con Monica Maggioni, giornalista italiana, ha osservato la situazione della Turchia nello scenario internazionale in relazione ai rapporti dei paesi del Mediterraneo. È proprio il Mediterraneo ad attribuire il nome agli eventi che, ormai da 2 anni, accompagnano l’iniziativa Med Dialogues, con incontri istituzionali e non circa il ruolo che questo bacino ha sempre avuto ma ha sviluppato vertiginosamente negli ultimi decenni.
Il Ministro inizia nel dire che il potere economico al giorno d’oggi non è più solo concentrato in Europa, ma si sta sviluppando anche in altri continenti come l’Africa; questa è l’epoca dell’estremo e cita i conflitti mondiali come termine di paragone, pur ammettendo che a livello di morti e fenomeni migratori, forse i numeri attuali superano quelli del ’14-‘18 e del ’39-’45. Xenofobia e discriminazione sono le parole chiavi dei dibattiti odierni, com’è quindi possibile la costruzione di una responsabilità mediterranea? Innanzitutto è necessaria la collaborazione tra i paesi, non soltanto per interessi economici ma anche in visione di una maggior integrazione e coesione sociale; bisogna concentrare le lotte contro le tratte umane, ponendosi quindi comuni obiettivi da comuni progetti. Un miglior sistema informativo e di sicurezza che permetta una maggiore cooperazione tra i soggetti internazionali è senz’altro lo strumento che secondo il Ministro può portare a tale responsabilità. Bisogna uccidere le ideologie portate avanti dagli estremisti in cui regna la politica dell’isolamento e della discriminazione, provando quindi a regolare in maniera più efficiente l’immigrazione. Çavuşoğlu si concentra poi sulla necessità di aiutare chi più ne ha bisogno e in questo l’ Italia insieme alla Turchia già da tempo stanno promuovendo accordi e possibili soluzioni.
Terrorismo e quindi necessariamente Siria è l’ultimo argomento affrontato dal Ministro che ha assunto una posizione alquanto positiva raccontando la cronologia della posizione turca rispetto alla difesa dei territori colpiti dal jiadismo; la Turchia ha fin dai primi tempi organizzato campagne per la lotta ed i suoi uomini hanno ucciso molti soldati estremisti. Alla domanda della Maggioni “i rifugiati siriani che ora abitano in Turchia una volta sconfitto totalmente l’ISIS torneranno nel paese d’origine o saranno integrati nella società turca, risponde che essi sicuramente si sentiranno più sicuri nella loro terra, come qualsiasi individuo, quindi se potranno, preferiranno tornare ma altresì il Ministro ritiene che il 20 % forse resterà in Turchia data la stabilità economica, il riconoscimento della cittadinanza e l’assistenza sanitaria che è stata loro riconosciuta.
Sul fronte UE Mevlüt Çavuşoğlu non si preoccupa minimamente del rapporto con l’Italia: infatti chiede spesso ai suoi colleghi europei il perchè dovrebbe avere problemi con essa, una cosa che però l’ UE ed i suoi membri devono capire è che la Turchia non è un paese con cui trattare, l’economia turca è un’economia forte e non necessita di scambi di policy, bisogna trattarla come un paese come un altro. Questa non è una visione patriottica ma puramente reale, concludo il ministro.
Laura Sacher

Bookreporter Settembre

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