L’incipit di «L’ora di ricevimento» è quasi da libro «Cuore»: Fabrizio Bentivoglio, professore di materie letterarie in una scuola media, solo in scena, elenca sbrigativamente e un po’ crudelmente i propri alunni: per tipologie comportamentali, con soprannomi che li inchiodano in un ruolo. Raffreddore, Invisibile, Fuggipresto, Panorama, Boss e Body-guard,... Mancherebbe solo Franti l’infame, se non fosse completamente diverso il tono.

Docente da 32 anni in una disastrata e multietnica banlieue francese (ma ormai certe periferie ci sono anche da noi), Ardeche ammanta il proprio monologo, forbito e ironico, di un cinismo distaccato: la lunga “militanza” lo ha trasformato in una specie di entomologo delle sue scolaresche.

Siamo a inizio anno scolastico e il palco è l’aula dove, un’ora ogni settimana, incontra i genitori dei suoi ragazzi. L’anno si dipana, si susseguono famiglie – musulmani, ebrei, indù, slavi... -, problematiche e momenti topici della scuola. Fuori esplosioni, incendi, sirene della polizia, spari. Dentro il tentativo di salvare qualcosa e qualcuno, di trasmettere valori: ma come? La scuola ultimo (fallimentare) baluardo?

Hanno il futuro darwinianamente predefinito quei ragazzi che mai si vedono (con un’eccezione in dirittura finale), ma balzano vivissimi, perfettamente descritti da Ardeche e dalle relazioni parentali. Momenti esilaranti, momenti sconfortanti. Ne esce il quadro preciso di un mondo in ebollizione, dove contraddizioni e conflitti sono insanabili. Da una parte Ardeche e la Cultura (la nostra cultura), dall’altra gli altri (e le loro tradizioni).

Stefano Massini («7 minuti», «Lehman Trilogy», «Credoinunsolodio»), autore della drammaturgia di «L’ora di ricevimento», coglie ancora una volta nel segno nel costruire con precisione e intelligenza un ritratto articolato delle complessità della nostra società ai tempi della multiculturalità che non si fa melting pot. Michele Placido, alla seconda volta su un suo testo, guida con mano leggera la complessa materia affidandosi a un Fabrizio Bentivoglio in stato di grazia.


Teatro Franco Parenti, via Pier Lombardo 16, fino al 29 ottobre, 23.50/38 euro

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