Un nuovo rapporto, fuori dalla UE ma sempre alleati, “Regno Unito e Unione Europea fianco a fianco come garanzia di prosperità per tutti i nostri popoli”. È venuta a Firenze, nel “cuore storico d’Europa”, nel luogo in cui “per molti versi si è stabilito il senso di identità europea” la premier britannica Theresa May, per riprendere il filo di un negoziato con l’Europa che “sta attraversando un momento critico”.

Lo fa dinanzi a una platea di circa 200 ospiti, ambasciatori di vari Paesi e investitori con interessi in Italia e nel Regno Unito, e lo fa circondata da tutte le anime del governo - il responsabile della Brexit David Davis, il ministro degli Esteri Boris Johnson che sarebbe per una hard Brexit, il cancelliere dello scacchiere Philip Hammond che sposerebbe un’idea più soft - a dimostrazione di un’unità di Londra in questa sua proposta alla UE.

Quella di un periodo di transizione dopo l’uscita prevista per il 29 marzo 2019, due anni o forse anche meno da discutere nei dettagli durante i negoziati, “penso sia nell’interesse delle imprese e delle persone avere questo periodo di transizione”, lo giustifica ai giornalisti inglesi che la incalzano sui tempi biblici del “leave”. Agli italiani che vivono nel Regno Unito, cerca di mandare un messaggio rassicurante: “Vogliamo che voi rimaniate, siete un contributo, vogliamo che possano godere degli stessi diritti di cui godono ora”. A partire dal periodo di transizione, però, scatterà una forma di “registrazione” di chi vorrà andare a lavorare nell’isola.

Una fase di transizione durante la quale sforzarsi di essere “creativi, immaginativi, ambiziosi” nel dare vita a una nuova relazione tra Londra e il resto d’Europa, perché “se non raggiungessimo un accordo sarebbe un fallimento e un duro colpo per il continente”: continuando ad essere alleati sulla sicurezza, “la Gran Bretagna sarà oggi e sempre a fianco degli amici e alleati per difendere gli stessi valori”, ma fuori dal mercato unico, con un rapporto economico anche migliore di quello che la UE ha con il Canada.

“Gli occhi del mondo sono su di noi. Ma se riusciremo a essere creativi su come stabilire questa nuova relazione, credo che potremo essere ottimisti riguardo al futuro che possiamo costruire per il Regno Unito e per l’Unione europea”. La parola ora a Bruxelles.

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