Dopo che Giuliano Pisapia ha affermato che non sosterrà il candidato del Pd in Sicilia (Fabrizio Micari) e che non intende confluire in un listone coi dem alle politiche, i rapporti con Mdp, il partito di Bersani e D’Alema, si sono parzialmente rasserenati. E il progetto di costruire una lista unica della sinistra ha ripreso quota.

Stamattina i vertici di Mdp e di Campo progressista (la formazione dell’ex sindaco di Milano) si vedranno a Roma per stabilire la road map che porterà entro l’inizio di novembre ad una grande assemblea costituente, composta da circa un migliaio di delegati eletti dai simpatizzanti nei gazebo in tutta Italia.

Gli elettori sceglieranno, oltre ai loro rappresentanti nell’assemblea, anche il nome, il simbolo e le 10 priorità di programma del nuovo soggetto politico. Questa almeno è la volontà di Mdp, che si presenterà al tavolo con Pisapia insieme a tutti i big, da Bersani e D’Alema a Roberto Speranza, Arturo Scotto e Enrico Rossi.

Nei giorni scorsi, dopo le tensioni sulla scelta del candidato in Sicilia e un’estate di incomprensioni, i vertici di Mdp avevano proposto a Pisapia una separazione consensuale. Tradotto: «Noi costruiremo il nuovo partito in ogni caso, aperto anche a Pippo Civati e Sinistra italiana. Se vuoi allearti col Pd ognuno per la sua strada».

L’ex sindaco di Milano, alla fine, sembra aver deciso di proseguire nel cammino comune con Mdp. Ma senza più il ruolo di leader unico che aveva immaginato a inizio luglio a piazza Santi Apostoli. «Sarà una leadership collegiale», il concetto che viene ribadito dalle parti di Mdp. Formalmente, spiegano, «sarà l’assemblea costituente a scegliere i ruoli di vertice». Ma dentro Mdp, dopo un’iniziale entusiasmo per Pisapia, è prevalsa l’idea che l’ex sindaco debba essere partner e non più «guida solitaria» del nuovo soggetto. «Ora bisogna correre sulla costruzione di un’unica lista alternativa al Pd, basta con gli stop and go e i tentennamenti», insistono i bersaniani Roberto Speranza e Miguel Gotor. Il concetto sarà espresso con chiarezza a Pisapia: «Si va avanti, chi ci sta ci sta».


L’ex sindaco resta preoccupato che si possano ripetere gli errori della Sinistra arcobaleno del 2008, una federazione di partitini che non superò il quorum. E insiste: «Dobbiamo fare un centrosinistra di governo. Spero che il mio essere alternativo a Renzi non sia più messo in discussione». Dubbi anche sulla spinta organizzativa dei partner di Mdp. «Non si può fare un congresso di partito in due mesi, con le tessere e tutto il resto», spiega uno dei collaboratori di Pisapia.

Anche in caso di rottura con Mdp, Campo progressista intende comunque andare avanti: «Noi alle elezioni ci saremo in ogni caso, non faccio passi indietro», ha assicurato ai fedelissimi riuniti ieri a Roma.

Sul rapporto col governo le distanze sembrano invece accorciarsi. D’Alema e Bersani si sono convinti che con Gentiloni «si può aprire una trattativa vera» sulla manovra, portando a casa alcuni punti qualificanti su lavoro, investimenti e sanità, con l’abolizione del super ticket. In fondo è quello che Pisapia ripete da mesi: «Non si può pensare di rompere col governo a priori».

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