Fermo sul blocco Fernando Álvarez, ha visto il mondo muoversi. Gli altri si sono tuffati e lui si è preso tempo. Per pensare, per stare zitto, per ricordare e omaggiare 13 vittime di un disastro inimmaginabile diventato, contro ogni logica, quasi abitudine. Sopraffatto dall’attentato di Barcellona ha deciso di rallentare solo che non glielo hanno concesso e lui è rimasto immobile.

Non è stato un impulso o un colpo di teatro, ma una vera e propria protesta contro il cinismo. In pratica una rivoluzione. Da due giorni chiedeva un minuto di silenzio ai Mondiali Master di nuoto in corso a Budapest. Un’organizzazione seria che muove numeri notevoli, patrocinata dalla stessa Federazione, la Fina, che ha organizzato i Mondiali dei professionisti, nello stesso impianto dove Pellegrini, Detti e Paltrinieri hanno vinto gli ori per l’Italia. Dietro i Master c’è una macchina che muove soldi e interesse e che non ha risposto alle tante mail di Álvarez.

Lui non si è offeso e nemmeno arreso, non è nella mentalità dei master. Di solito si tratta di gente determinata, che si allena con costanza a dispetto degli impegni o dell’età e questo signore spagnolo, specialista della rana, si è presentato in Ungheria magari non troppo allenato, però lucido. Preparato. Ha cercato un interlocutore, ha sbattuto contro la burocrazia, ha affrontato i 100 rana con il cuore pesante e prima dei 200 si è rivolto direttamente ai giudici e allo starter ma nessuno aveva l’autorità per cambiare il protocollo e non un anima ha scelto di ritardare: «Il programma è troppo stretto, una minima variazione e siamo già in ritardo, ci spiace». Non si poteva perdere un minuto, ma si è perso un sacco di tempo dopo, quando Álvarez si è buttato fuori sincrono e a quel punto l’assurdità del rifiuto è diventata evidente. Il gesto alternativo si è trasformato in problema. Non gli hanno registrato il cronometro, avrebbe destato sospetti, creato imbarazzo. Hanno insabbiato l’incidente diplomatico che puntuale è rimbalzato fuori via social. Senza tempo e fuori dal tempo.

Álvarez ha strappato il suo minuto di umanità e in pace con se stesso ha nuotato al rallentatore: «Ho avuto più soddisfazione che a vincere l’oro». Oggi si è ripresentato nei 50 metri, senza pause, con la bandiera spagnola nello zaino: una rana beata, tutta cuore e poca tecnica. A 71 anni non si insegue la velocità. Si insegna agli altri quando è il momento di rallentare. E di capire.

I commenti dei lettori