rovesciata la sentenza del tar

Colosseo, ok a parco archeologico. Consiglio Stato accoglie ricorso ministero

(ANSA)

3' di lettura

Il Consiglio di Stato ha dato il via libera al parco archeologico del Colosseo. Ok anche alla nomina di cittadini non italiani quali direttori del parco. È quanto ha stabilito il Consiglio di Stato con due sentenze pubblicate oggi. Con le sentenze, la sesta sezione del Consiglio di Stato ha accolto gli appelli del Ministero dei beni culturali proposti contro due sentenze del Tar Lazio che avevano a loro volta accolto i ricorsi di Roma Capitale in relazione all'istituzione del Parco archeologico del Colosseo e alla nomina con selezione pubblica internazionale del direttore del Parco. Tra i membri del consiglio di amministrazione del Parco Archeologico del Colosseo ci sarà il direttore generale dell’Unesco, Irina Bokova. Lo ha annunciato su Twitter il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini.

Consiglio Stato: sì a parco archeologico Colosseo
Nelle sentenze, in particolare, il Consiglio di Stato si pronuncia su tre questioni: quella del necessario coinvolgimento di Roma Capitale nel processo decisionale; quella della fonte istitutiva ed infine quella del conferimento dell'incarico di direzione del Parco archeologico anche a cittadini non italiani. La prima riguarda, dunque, la necessità di coinvolgere, per assicurare il principio di leale collaborazione, Roma Capitale nella fase di istituzione del Parco archeologico. I giudici di Palazzo Spada hanno ritenuto che sia necessario «distinguere la fase di organizzazione amministrativa da quella di esercizio delle funzioni di valorizzazione del patrimonio culturale». La prima fase, che viene in rilievo con la istituzione del Parco - poiché riguarda la creazione di uffici dirigenziali statali - «rientra nell'esclusiva competenza legislativa dello Stato e amministrativa del Ministero. L'esigenza di assicurare il principio di leale collaborazione viene in rilievo nella seconda fase che è quella della gestione dei beni».

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Ok a selezione pubblica internazionale del direttore
La seconda questione affrontata dal Consiglio di Stato è relativa alla natura della fonte istitutiva del Parco. I giudici d’appello hanno ritenuto che la legge speciale di disciplina della materia autorizzasse il Ministero ad adottare un decreto
non regolamentare. La terza questione esaminata ha riguardato la possibilità che incarichi, quale quello di Direttore del Parco archeologico, possano essere attribuiti anche a cittadini non italiani. I giudici di Palazzo Spada hanno affermato che il diritto europeo e la giurisprudenza della Corte di Giustizia ammettono che sia consentita una riserva di posti a soli cittadini italiani, con
deroga al principio generale di libera circolazione dei cittadini europei, soltanto in relazione a posti che implicano l’esercizio, diretto o indiretto, di funzioni pubbliche. Nel caso in esame il Consiglio di Stato ha ritenuto che il Direttore del Parco non è chiamato a svolgere tali funzioni, in quanto il bando di gara gli attribuisce compiti che attengono essenzialmente alla gestione economica e tecnica del Parco. Si è, pertanto, ritenuta legittima la previsione di una selezione pubblica internazionale.

Franceschini: ripartono Parco Colosseo e selezione direttore
«La sentenza del Consiglio di Stato - sottolinea Franceschini in una nota - fa davvero giustizia. Ora possono ripartire sia il Parco Archeologico del Colosseo che la selezione internazionale del Direttore, bloccati dalla sentenza del Tar del Lazio. Anche Roma, con il Parco Archeologico più importante e visitato del mondo, potrà allinearsi con i musei e i luoghi della cultura che stanno vivendo una stagione di successi grazie alla riforma del sistema museale italiano e ai nuovi direttori, da Pompei a Brera, dalla Reggia di Caserta agli Uffizi e Capodimonte». «Tutti i sindaci e i Comuni italiani coinvolti - ha continuato il ministro - hanno apprezzato e condiviso la riforma e i suoi risultati, tranne il Comune di Roma che prima ha pensato di bloccare tutto, ricorrendo al Tar, poi ha esultato come se una sentenza di primo grado fosse definitiva. Ora possiamo andare avanti con riforme e innovazione».

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