20.30 - Francesco si trasferisce nell'aeroporto Cristoforo Colombo di Genova con oltre un'ora di ritardo rispetto al programma. Ai piedi della scaletta dell’aereo, benedice una statua della Madonna di Loreto. Quindi sale sull'aereo militare per fare ritorno a Roma. L'atterraggio nell’aeroporto di Ciampino avviene dopo circa 30 minuti di volo.

19.40 - Momento "familiare" per Papa Bergoglio che al termine della messa, prima di lasciare Genova, incontra una trentina di parenti. Provengono da Asti, da Piana Crixia, in Valbormida (Savona), paese di origine della nonna paterna Maria Rosa Vassallo, e da Cogorno (Genova), dove affondano le radici della madre Maria Regina Sivori. Alcuni di loro hanno scritto dieci giorni fa in Vaticano spiegando di essere lontani cugini del Papa da parte paterna. Una scoperta, questa, fatta grazie agli archivi dell'anagrafe in Piemonte. 

19.00 - Con il saluto del cardinale Angelo Bagnasco che ricorda la vocazione della città di Genova all'accoglienza e alla generosità, si conclude la messa di Papa Francesco nella spianata del piazzale Kennedy. Al termine della celebrazione, mentre il Papa compieva l'ultimo giro in papamobile tra i fedeli è stato intonato il canto di saluto in dialetto genovese «Ma se ghe penso...» (Ma se ci penso). Si tratta di una canzone scritta nel 1925 e racconta la storia di un genovese costretto ad emigrare in America Latina. Un omaggio alla storia familiare di Bergoglio, originaria del Piemonte, con i nonni e il papà che partirono, proprio dal porto di Genova, per cercare fortuna in Argentina.

LEGGI QUI LA CRONACA DELLA MESSA DEL PAPA DELL’INVIATO A GENOVA: “Lasciamo le discussioni di chi ascolta solo se stesso, e lavoriamo per la pace”

17.50 - Il Papa pronuncia la sua omelia durante la quale torna a mettere in guardia dai danni provocati da chiacchiere e maldicenze: «Lasciamole agli altri», esorta. Come pure lasciamo da parte le «finte discussioni» di chi ascolta solo se stesso. Il Pontefice invita invece a lavorare «per il bene comune e la pace», mettendosi in gioco «con coraggio, convinti che c’è più gioia nel dare che nel ricevere». «Vivendo sempre tra cose da fare, possiamo diventare inquieti per nulla. Per non farci sommergere da questo “male di vivere”, ricordiamoci ogni giorno di “gettare l’àncora in Dio”: portiamo a Lui i pesi, affidiamogli tutto», afferma ancora Papa Francesco nella messa che chiude l’intensa trasferta genovese.

17.15 - Sono 70mila i fedeli di Genova e di diverse parti della Liguria che salutano Papa Francesco al suo arrivo in jeep bianca scoperta sulla spianata di piazzale Kennedy dove si svolge la grande messa conclusiva. Il panorama è un tripudio di bandiere bianche e gialle, i colori del Vaticano, e di striscioni in onore del Pontefice. Alla funzione assistono anche alcuni parenti liguri di Bergoglio, che il Papa incontra alla fine della messa.

LEGGI: Il Papa al Gaslini: “La sofferenza dei bambini è la più dura da accettare”

 

17.00 - Il Papa lascia l’Ospedale “Gaslini” dopo aver salutato i bambini malati e i loro genitori e incoraggiato il personale medico, infermieristico e amministrativo dell’Istituto a proseguire in questo lavoro di «umanità» e «carità». «Tante volte faccio e rifaccio la domanda: perché soffrono i bambini? Non trovo spiegazione, solo guardo il Crocifisso e mi fermo lì», confida il Papa a braccio. Tra gli applausi generali e i pianti dei neonati, Bergoglio sale in papamobile per trasferirsi in piazzale Kennedy per la grande messa del pomeriggio.

16.30 - Nelle stradine che dividono i 17 edifici che compongono l’enorme struttura dell’Ospedale pediatrico “Giannina Gaslini” si vede arrivare la papamobile bianca di Papa Francesco. Il Pontefice giunge nel rinomato istituto con una quarantina di minuti di ritardo rispetto al programma: accolto dal presidente Piero Pongiglione e dal direttore generale Paolo Petralia, visita subito il Reparto di rianimazione pediatrica dove si raccoglie in preghiera. Poi incontra i piccoli degenti e il personale dell’Ospedale a cui rivolge un breve saluto e firma il Libro d’onore.

LEGGI: Genova, trofie al pesto per il Papa che pranza con 135 poveri, detenuti e rifugiati

15.00 - Dopo aver assaggiato le trofie al pesto e altre pietanze tipicamente genovesi durante il pranzo con oltre un centinaio di ospiti nella sala del Caminetto della Madonna della Guardia, il Papa si trasferisce in auto all’Ospedale pediatrico “Gaslini”, nella zona di Quarto, per incontrare i bambini malati e il personale. 

13.40 - Dopo una benedizione a tutti i detenuti di Genova che hanno seguito l’incontro in diretta tv, Papa Francesco saluta i 3mila giovani liguri fuori dal Santuario della Madonna della Guardia per i quali ha chiesto un applauso per essere rimasti «fuori, in piedi, sotto il sole». Segue il pranzo, sempre nel Santuario, con 135 tra poveri, rifugiati, senza dimora e detenuti con i rispettivi accompagnatori. 

LEGGI LA CRONACA DELL’INVIATO A GENOVA:  “Coraggio e orizzonte. Giovani, fatevi importunare da Gesù”

13.30 - Sollecitato dalla domanda di una ragazza, il Papa torna sulla questione migratoria: «È normale che il Mediterraneo sia diventato un cimitero?», dice, «è normale questo? È normale che tanti Paesi, e non lo dico dell’Italia perché l’Italia è tanto generosa, che tanti Paesi chiudono la porta a gente piagata, che sfugge dalla fame e dalla guerra? Questo è normale? Se questo non è normale, allora mi debbo coinvolgere, devo impegnarmi perché questo non succeda. E se non hai coraggio di coinvolgerti, stai zitto e chiedi coraggio al Signore». Perché «ci vuole coraggio» per impegnarsi, lo stesso che «ha avuto Cristoforo Colombo». 

13.25 - «Navigatori, orizzonte, coraggio». Queste le parole chiave che Francesco indica ai giovani liguri in conclusione del suo lungo discorso a braccio nel Santuario della Madonna della Guardia, in risposta a quattro domande. Dal Pontefice l’invito a «non essere turisti», ma «andare a “missionare”» ed avere lo stesso «coraggio di Cristoforo Colombo» che «mi dicono che era uno dei vostri». 

12.45 - Quasi cinque minuti di preghiera silenziosa del Papa e dei giovani alla Madonna. Il cardinale Bagnasco, ricordando il Congresso Eucaristico nazionale tenutosi lo scorso anno a Genova, esprime a nome di tutti «gioia, entusiasmo e riconoscenza» nei confronti del Papa, il quale risponde alle domande di quattro ragazzi che scherza sul fatto di essere «spaventato» dal vedere i giovani così «frenetici». 

12.28 - Uno scroscio di applausi accoglie l’arrivo del Papa al Santuario della Madonna della Guardia, «santuario principe della ligure» come lo definì Benedetto XV. Bergoglio si ferma a salutare i ragazzi e le ragazze, sia quelli all’interno del Santuario che nel piazzale antistante, alcuni dei quali alzano delle lettere che compongono la scritta: “Francesco ti vogliamo un mare di bene”. Studenti di un Istituto tecnico regalano al Papa una casula di jeans, tipico tessuto genovese. Il Papa si ferma ad abbracciare i disabili poi prega per alcuni secondo in silenzio davanti all’immagine della Vergine Maria: «Adesso vi invito a pregare la Madonna in silenzio, ognuno le dica quello che ha nel cuore, è la nostra mamma», dice ai giovani.

12.10 - Dal Santuario della Madonna della Guardia, uno dei luoghi di culto mariani più importanti d’Italia, 3mila ragazzi e ragazze di Genova e tutta la Liguria sono assiepati dalle 8 del mattino in attesa del Papa. Hanno tutti percorso a piedi il lungo (circa 4mila km) e tortuoso cammino da Scarpino fino al Santuario, situato a 800 metri di altitudine sul monte Figogna, che ora cantano e sventolano striscioni e bandiere in attesa dell’arrivo del Pontefice che vi giungerà tra qualche minuto in automobile. Anche qui si terrà un “botta e risposta” a braccio tra il Papa e i giovani.

11.45 - Papa Francesco si dirige verso il Santuario della Madonna della Guardia, dove si svolge ora uno degli appuntamenti più attesi della visita: l’incontro con circa 3mila giovani provenienti da tutta la Liguria.

QUI IL REPORTAGE DELL’INVIATO A GENOVA: “No ai preti Google e Wikipedia” 

11.40 - Francesco conclude il dialogo di circa un’ora con il clero genovese nella cattedrale di San Lorenzo. Nel suo intervento, tutto a braccio, il Papa è tornato su temi come «la tratta delle novizie», la «missionarietà» e «la testimonianza cristiana», le «invide e gelosie» in monasteri, seminari e congregazioni e del calo di vocazioni che va di pari passo con il calo demografico. Il Pontefice benedice una statua di Gesù bambino e compie l’ultimo bagno di folla andando a salutare le numerose suore disposte lungo le due navate come pure la folla di fedeli sul sagrato.

11.00 - Lungo discorso del Papa nella cattedrale di San Lorenzo. Come sempre Francesco mette in guardia religiosi e consacrati dal pericolo delle chiacchiere. A tal proposito raccomanda ai formatori: «Se voi vedete un seminarista bravo, intelligente, ma è un chiacchierone cacciatelo via, se non si corregge cacciatelo via! Perché questo sarà una ipoteca per la fraternità sacerdotale. C’è un detto: alleva corvi evi mangeranno gli occhi. In seminario tu allevi corvi, chiacchieroni, e si sbraneranno qualsiasi fratellanza nel presbiterio».

10.45 - Francesco scherza con don Pasquale Rivello, parroco a Recco «una bella cittadina sul mare». «Don Pasquale quanti anni ha?», domanda il Papa. «81», risponde il sacerdote. «Siamo coetanei. Le faccio una confessione, sentendolo parlare così le avrei dato 20 di meno», dice Francesco tra gli applausi e le risate collettive. A suor Rosalba dice invece: «La conosco da tanto tempo. È una brava donna, ha solo un difetto: le piace guidare a 140 km orari!».

10.20 - Inizia il dialogo a braccio del Vescovo di Roma con i vescovi e i religiosi presenti in cattedrale. La prima domanda è di don Andrea, un giovane sacerdote genovese. Francesco risponde indicando i criteri per esseri bravi pastori, e non «preti google» o «preti wikipedia» che sanno tutto e non hanno bisogno di nessuno. « Questa, l’autosufficienza, è una realtà che fa tanto male alla vita presbiterale», avverte il Papa. E fa male anche «stare un’ora davanti al tabernacolo senza incontrare il Signore, pregando come un pappagallo», ammonisce il Papa. E biasima chi fissa degli orari per incontrare i fedeli: «Quello non è un prete, è un buon imprenditore. Ma mi domando è un buon cristiano? Quando lavori con la gente, la gente ti stanca e a volte ti stufa pure. Ma bisogna lasciarsi stancare dalla gente, non difendere troppo la propria tranquillità». Bergoglio fa un esempio: «Vado in confessionale, c’è la coda. Io avevo in mente di uscire. Guardo l’orologio e cosa faccio? Rimango al confessionale e continuo a confessare o dico alla gente: “Ho un altro impegno, mi spiace, arrivederci”? Incontrare la gente è una croce. Magari ci sono dieci vecchiette che ti fanno un dolce, ma quanti drammi bisogna vedere? Questo stanca l’anima».

10.15 - Il Papa apre l’incontro con i vescovi, i religiosi e i consacrati in cattedrale chiedendo di pregare per «i nostri fratelli copti» uccisi ieri in Egitto «perché non volevano rinnegare la fede. Insieme a loro, ai loro vescovi, al nostro fratello Tawadros, vi invito a pregare insieme in silenzio», dice Francesco. Dopo l’Ave Maria, aggiunge: «Non dimentichiamo che oggi i martiri cristiani sono più dei tempi antichi, dei primi tempi della Chiesa».

10.00 - Il Papa arriva in cattedrale dove ad attenderlo ci sono circa 1.700 tra religiose e religiosi, suore e monache di clausura autorizzate ad uscire in questa giornata speciale. Tra loro anche i rappresentanti di altre confessioni tra i quali un sacerdote cristiano copto. Si nota una netta maggioranza femminile che “assalta” il Pontefice al suo ingresso. Numerose le richieste di selfie e foto con il cellulari o i tablet; in dono al Pontefice anche un mazzolino di fiori. Sempre il cardinale Bagnasco introduce l’incontro: «Con lei supereremo il timore e le stanchezze per andare ancora più a largo», dice.

9.30 - Termina la visita all’Ilva. Il Papa si congeda salutando e stringendo le mani degli oltre tremila lavoratori presenti. Poi sale in macchina per spostarsi nella cattedrale di San Lorenzo, dove avviene la seconda tappa della visita a Genova. Bergoglio percorre in papamobile scoperta le vie del centro, dietro le transenne ci sono centinaia di persone che agitano mani, bandiere e cartelloni.  

LEGGI LA CRONACA DALL’ILVA DELL’INVIATO A GENOVA: “Chi licenzia e delocalizza non è imprenditore ma speculatore”

 

9.15 - «Lavoro per tutti: nel grande spazio dell’Ilva di Cornigliano tuona la voce di Papa Francesco. Che per rimarcare il suo appello richiama l’articolo 1 della Costituzione italiana: «Il lavoro è amico dell’uomo e l’uomo è amico del lavoro e per questo non è facile conoscerlo come nemico perchè si presenta come persona di casa anche quando ci colpisce e ci ferisce. Uomini e donne si nutrono con il lavoro, col lavoro sono unti da dignità. Per questa ragione attorno al lavoro si edifica il patto sociale perchè quando non si lavora o si lavoro poco, male, o troppo è la democrazia che entra in crisi. È tutto il patto sociale anche questo è il senso dell’art. 1 della Costituzione italiana che è molto bello: `L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro´». «Possiamo dire - scandisce il Papa - che togliere il lavoro alla gente o sfruttare la gente con il lavoro indegno o malpagato è anticostituzionale. Se non fosse fondata sul lavoro, l’Italia non sarebbe una democrazia».  

9.00 - Papa Francesco non risparmia una critica verso una certa politica che «qualche volta sembra incoraggiare chi specula sul lavoro e non chi investe e crede nel lavoro. Perché? Perché crea burocrazia e controlli partendo dall’ipotesi che gli attori dell’economia siano speculatori, e così chi non lo è, è svantaggiato, chi invece lo è, trova i mezzi per eludere i controlli». «Si sa - ha aggiunto Bergoglio - che i regolamenti e le leggi pensati per i disonesti finiscono per penalizzare gli onesti».

8.50 - Papa Francesco stigmatizza duramente gli imprenditori che «licenziano i dipendenti per risolvere i problemi» economici delle loro aziende. «Gli imprenditori onesti e i lavoratori stiano attenti con gli speculatori e anche con le leggi che qualche volta li favoriscono», avverte anche il Papa. E aggiunge: «Non c’è buona economia se non ci sono buoni imprenditori che hanno responsabilità per le persone e per l’ambiente». «Qualche volta il sistema politico sembra incoraggiare chi specula sul lavoro e non chi investe e crede nel lavoro. Perché? Perché crea burocrazia e controlli partendo dall’ipotesi che gli attori dell’economia siano speculatori, e così chi non lo è, è svantaggiato, chi invece lo è, trova i mezzi per eludere i controlli». Lo ha detto il Papa parlando all’Ilva. «Si sa che i regolamenti e le leggi pensati per i disonesti finiscono per penalizzare gli onesti»

8.45 - Il cardinale Bagnasco rivolge il suo indirizzo di saluto al Papa e subito rileva come a Genova «la situazione del lavoro è seria e grave: continua a colpire i giovani impediti di fare un progetto di vita, e gli adulti che hanno famiglia e impegni da onorare». Non a caso il primo luogo messo a disposizione per l’incontro del Papa con il mondo del lavoro è lo stabilimento dell’Ilva, gigante della siderurgia oggi in crisi: esso «è emblematico del problema» ha detto Bagnasco 

8.30 - Prima tappa della visita pastorale del Papa a Genova è all'Ilva di Cornigliano che Francesco raggiunge con un'auto blindata. Qui avviene l'incontro con circa 3.500 persone. Il Papa risponde a braccio a quattro loro domande inerenti al tema del lavoro e della disoccupazione. Ma prima un ricordo personale: «È una grande emozione essere a Genova. È la prima volta che vengo a Genova e essere così vicino al porto mi ricorda da dove è uscito il mio papà. Questo mi dà una grande emozione, grazie dell’accoglienza vostra», dice Papa Bergoglio.

8.20 - All'aeroporto Cristoforo Colombo di Genova atterra il Falcon dell'areonautica militare con a bordo Papa Francesco, partito dall'aeroporto di Ciampino. Ad accogliere il Pontefice ci sono l'arcivescovo di Genova ed ex presidente della Cei, Angelo Bagnasco, il sindaco di Genova Marco Doria e il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. 

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