materie prime

Sui cereali record storico di speculazioni al ribasso

di Sissi Bellomo

2' di lettura

Gli speculatori non erano mai stati tanto ribassisti nei confronti dei cereali. Ma è probabile che abbiano già cominciato a pentirsi delle loro scommesse: nelle ultime due sedute il grano si è impennato di quasi l’8% negli Stati Uniti, rompendo all’improvviso i ranghi dopo un lungo periodo di debolezza.

Le quotazioni, schiacciate da raccolti e scorte da primato, non avevano mai ripreso il volo dopo i minimi decennali dell’estate scorsa. Ma un’ondata di maltempo che si è abbattuta nel fine settimana su gran parte delle Us Plains ha provocato una corsa alle ricoperture da parte dei fondi di investimento.

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I meteorologi per la verità avevano previsto pioggia, neve e gelate su numerose aree agricole, in particolare nel Kansas. Ma gli hedge funds avevano ignorato l’allarme, continuando imperterriti ad accumulare posizioni “corte”, sul grano e non solo.

Gli ultimi dati della Commodity Future Trading Commission (Cftc) mostrano che nella settimana al 25 aprile i cosiddetti “money managers” avevano un’esposizione netta in vendita senza precedenti nel comparto dei cereali e dei semi oleosi negli Usa: 464.376 contratti, tra futures e opzioni, sommando grano tenero e duro, mais, semi di soia, olio di soia e farina di soia.

Il precedente record, nella settimana al 1° marzo 2016, era di 432.525 posizioni corte nette. E comunque è la prima volta nella storia in cui nemmeno un prodotto del comparto si sottragga alle scommesse ribassiste.

Le statistiche della Cftc mostrano un atteggiamento negativo degli speculatori anche verso gli altri prodotti agricoli: la posizione netta corta, riferita alle 13 principali soft commodites negli Usa, è cresciuta senza sosta per dieci settimane consecutive, fino a raggiungere 231.206 contratti. Solo una volta, nel lontano 2006, c’era stata un’esposizione ribassista ancora più pronunciata.

In una situazione del genere, i mercati sono estremamente vulnerabili. E molti analisti avevano messo in guardia dalla possibilità di improvvise fiammate dei prezzi, in caso di notizie di sapore rialzista. Nel caso del grano la previsione si è puntualmente avverata.

Adesso potrebbe comunque aprirsi una fase di incertezza. L’entità dei danni nelle coltivazioni Usa non è infatti chiara e secondo alcuni esperti una valutazione attendibile non si potrà avere fino al momento del raccolto.

Gli acquisti già ieri hanno rallentato il ritmo e il grano tenero a Chicago – dopo essersi spinto fino a 450,75 cents per bushel, massimo da metà febbraio – ha ripiegato. A Kansas City il grano duro ha invece raggiunto 474,75 USc/bu.

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