«Il Pd è come Forza Italia. Sono crollati tutti i riferimenti». Parla Maurizio Acerbo, nuovo segretario di Rif. Com.

«Il Pd è come Forza Italia. Sono crollati tutti i riferimenti». Parla Maurizio Acerbo, nuovo segretario di Rif. Com.

di Francesco Postorino 

Come giustificare un’intervista politica all’interno di una rubrica essenzialmente filosofica che si occupa di modernità, nichilismo e morte di dio? In un certo senso giunge in mio soccorso il nuovo segretario nazionale di Rifondazione Comunista, Maurizio Acerbo, il quale lascia intendere in poche battute che il Partito democratico è l’esito di un processo degenerativo fondato sul nulla.

Il riformismo postmoderno, infatti, ha smarrito la bussola, ha ucciso i principi, e realizza di continuo politiche suicide o depressive a scapito degli ultimi, dei senza nome, di chi subisce gli effetti nocivi del turbo-capitalismo. I campioni della competitività e i molteplici adulatori della Third Way hanno voltato le spalle ai protagonisti del disagio. Servirebbe pertanto una sinistra degna del nome, che torni ai fondamentali e ricominci a parlare di giustizia sociale, di libertà autentiche e di spirito di emancipazione. Adesso ascoltiamo lui.

Cosa rappresenta per te il 25 aprile?

Una giornata imprescindibile. Si celebra il momento più alto della nostra storia. La democrazia italiana è una conquista del movimento operaio, dell’antifascismo e della Resistenza.

Il Pd, com’è noto, ha deciso di non partecipare alla manifestazione indetta dall’Anpi. È un segnale preoccupante?

L’ennesimo! Questa volta assai grave sul piano politico e simbolico. D’altronde la delegittimazione dell’Anpi è cominciata durante la campagna referendaria con toni degni del Berlusconi dei tempi d’oro. Il Pd è ontologicamente proteso alla distruzione di tutto ciò che ha a che fare con l’eredità della sinistra italiana. L’Anpi va bene se fa il soprammobile e pratica un collateralismo subalterno. Se fa il suo dovere di principale organizzazione antifascista di questo paese, custode della memoria della Resistenza e della Costituzione, diventa un ostacolo. Lo stile sobrio di Smuraglia e la sbruffonaggine di Renzi danno la misura di una distanza persino antropologica.

Neppure la comunità ebraica parteciperà. Perché tutte queste divisioni nel giorno dell’unità?

La comunità ebraica romana non può pretendere che le bandiere palestinesi non sfilino in una manifestazione antifascista. Allo stesso modo altri non possono pretendere che non sfilino gli striscioni della Brigata ebraica. Un vero antifascista ha il dovere di combattere l’antisemitismo e al tempo stesso di sostenere la causa del popolo palestinese. Dispiace, inoltre, che sia diventata così forte l’identificazione con governi come quello di Netanyahu. Diciamo che sul 25 aprile e sull’Anpi è precipitata in questo caso una polemica di lunga data.

Sempre più filo-israeliani quelli del Pd?

Sì, come la gran parte della politica italiana, e quindi si sono accodati alla decisione discutibile della comunità ebraica romana. Sono lontani i tempi in cui Arafat era di casa nella sinistra italiana! Ma d’altronde il Pd è il partito dei distruttori della sinistra italiana. É la nuova Forza Italia.

Quali saranno i segni di continuità e discontinuità rispetto alla linea politica e programmatica del tuo predecessore?

Paolo Ferrero dice che io sono più eretico di lui. Detto da un valdese ci si può credere. Ogni persona ha un suo stile, un suo percorso, le proprie attitudini. Paolo è di Pinerolo, io di Pescara. Lui da ragazzino ascoltava Emerson, Lake & Palmer, io i Clash e i Ramones, ecc. Scherzi a parte, per quanto riguarda la linea la si decide insieme e collettivamente. Io sono stato votato da un’amplissima maggioranza di compagne e compagni sulla base di una proposta avanzata proprio da Paolo e della condivisione di una linea su cui hanno votato migliaia di iscritte e iscritti.

Una domanda semplice e ingenua: perché il popolo preferisce farsi irretire da personaggi poco raccomandabili, anziché dare ascolto ai soggetti tradizionali della sinistra? In altri termini, perché il popolo guarda sempre di più a destra?

Non so se il popolo davvero sia andato a destra. Non ne sarei sicuro. Certo si è spostato a destra l’asse di tutto il dibattito pubblico e del sistema politico. La destra in Italia era forte anche 20 anni fa. Ma la tragedia è la mutazione della ex-sinistra che ha lasciato milioni di persone senza punti di riferimento. Quella che la tv e la grande stampa definisce “sinistra” da tanto tempo non è tale. E nondimeno anche la sinistra radicale in Italia ha perso credibilità in una stagione ormai lontana, perché quando ha raggiunto l’apice della sua forza è apparsa parte della casta più che voce di chi sta in basso. Non so quali siano i «personaggi poco raccomandabili» a cui ti riferisci, ma tra loro metterei sicuramente quelli che con i voti del “popolo di sinistra” hanno portato avanti politiche neoliberiste di destra. Quando la “sinistra” approva la legge Fornero, e Salvini può atteggiarsi a difensore dei lavoratori, non mi stupisco del crollo di tutti i riferimenti. Noi siamo andati in direzione ostinata e contraria rimanendo fuori dal parlamento e dei teleschermi, ma non abbiamo avuto la forza per invertire la tendenza.

La sinistra alternativa che politiche intende adoperare per «resistere» all’offensiva neoliberista?

Riduzione dell’orario di lavoro, reddito minimo garantito per chi è senza lavoro, intervento pubblico per creare occupazione, redistribuzione della ricchezza, riconversione ecologica. Semplice buonsenso, ma pare impossibile dentro il quadro dominante. Si tratta di attuare la Costituzione e di disobbedire ai trattati europei che sono parte di quello che Luciano Gallino ha definito il «colpo di stato di banche e governi» perpetrato nell’ultimo ventennio. Si tratta di smontare la narrazione con cui hanno reso accettabili misure e scelte che non lo sono. Che senso ha mandare la gente in pensione a 70 anni con i figli quarantenni a casa disoccupati e magari anche depressi? Perché la Bce inonda di euro a tasso zero le banche ma non può fare un Quantitative easing per i popoli? Perché l’Ue ha tra i suoi obiettivi un tasso di disoccupazione elevato per tenere bassi i salari?

Vi aprirete ad altri partiti e forze anti-sistema?

Noi abbiamo una profonda convinzione unitaria e proponiamo a tutta la sinistra sociale e politica antiliberista e anticapitalista di costruire un soggetto unitario alternativo al Pd e alle altre destre. Al quale possano aderire i partiti e tutti coloro che non fanno parte di alcun partito. Abbiamo la consapevolezza che da tempo non ha una tessera di partito la maggior parte delle comuniste e dei comunisti, delle persone di sinistra, dei pacifisti e degli ambientalisti in Italia attivi nei movimenti, nelle lotte, nelle iniziative culturali, nel mutualismo, nell’associazionismo, nei sindacati, in gruppi e comitati. In tutta Europa sono nati progetti nuovi. Io sono appena ritornato da Barcellona dove ho partecipato 15 giorni fa all’assemblea fondativa di un soggetto di questo tipo che nasce dalla confluenza tra partiti della sinistra radicale e movimenti che hanno consentito la vittoria della sindaca Ada Colau. La campagna referendaria ha dimostrato che questo paese non è normalizzato. Ma c’è bisogno di un salto della soggettività politica che si combini con una ripresa del conflitto sociale. «Divisi siam canaglia», insegnavano i nostri bisnonni.

E su Melenchon come vi pronunciate?

Siamo dello stesso partito anche se in Italia nessuno lo sa, dato che la disinformazione sulla sinistra radicale regna sovrana. Hanno paura che dopo Grecia, Portogallo, Spagna e Francia sbuchi fuori anche nel nostro paese? Melenchon fa parte del Partito della Sinistra Europea come Rifondazione Comunista. E, come noi, fa parte del gruppo parlamentare europeo del GUE/NGL, insieme agli spagnoli di Podemos e IzquierdaUnida, alla Linke tedesca, a Syriza, al Bloco de Equerda e al PC portoghese e a tante altre formazioni a sinistra del Partito (ex)Socialista Europeo. Nella Sinistra Europea si cerca di aggregare tutte le storie e le culture critiche della sinistra, dai comunisti agli ecologisti, dai socialisti rimasti tali come Melenchon e Lafontaine, a chi viene da esperienze di movimento più recenti. Una realtà che l’informazione italiana non racconta e che quando ne deve dar conto per qualche risultato elettorale presenta genericamente come “sinistra populista”.

Condividete, quindi, i contenuti del suo programma?

Il programma di Melenchon è simile a quello che proponiamo in Italia e negli altri paesi europei da anni. L’Unione Europea come costruita dai trattati e dagli accordi tra i governi è un dispositivo autoritario per imporre le politiche neoliberiste che stanno impoverendo la società. Noi già nel 1992 lo dicevamo quando votammo contro il trattato di Maastricht. Solo degli imbroglioni possono confondere la nostra critica all’Unione Europea con un antieuropeismo di destra. I principali antieuropeisti sono Draghi, Schauble e tutto l’establishment che sta smantellando il modello sociale europeo.

Una curiosità, che rapporto intendete instaurare con Marco Rizzo?

Mi sembra evidente che la linea settaria del PC di Rizzo non prevede alcun tipo di relazione con noi. Comunque non voglio passare il tempo a litigare o polemizzare con loro. Preferisco dedicare il mio tempo a ricostruire un rapporto con milioni di persone che potenzialmente possono condividere con noi un progetto di alternativa per questo paese e l’Europa. Il numero di partiti super-comunisti che sono proliferati in questi anni è inversamente proporzionale alla capacità di incidere nella realtà sociale e politica.

fonte: LINKIESTA

maurizio 25 aprile 2017 roma


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