elezioni anche test sulla ue

La Bulgaria conferma il premier: non sfondano i filorussi

di Angela Manganaro

A sinistra la candidata socialista Kornelia Ninova sfida il premier uscente Boiko Borisov

2' di lettura

Il premier conservatore Boyko Borisov che si è dimesso a novembre può cercare di formare il quarto governo bulgaro in quattro anni. I filorussi non sfondano alle elezioni politiche di ieri: nel frammentato quadro politico del 27esimo Paese Ue Il partito di Borisov tiene con il 33% dei consensi. Il Partito socialista (Bsp) di Kornelia Ninova, la candidata appoggiata dal Cremlino secondo un documento pubblicato nei giorni scorsi dal Wall Street Journal, si ferma al 28,4 per cento.

Il giorno dopo la festa di Roma per i sessanta anni dell’Unione europea, la Bulgaria conferma dunque il premier e il partito più vicino alla Ue che nel clima di generale scontento ha ceduto a toni filorussi. A dieci anni dall’adesione la scelta non era scontata, a novembre i bulgari hanno eletto Rumen Radev, un ex militare filorusso. Putin, oggi impensierito dalla proteste contro la corruzione da Vladivostok a Pietroburgo, puntava su questo voto e sulla Ninova.

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Borisov ha lasciato la carica e aperto l’ennesima crisi quando Radov, ex capo dell’Aeronautica, ha vinto le presidenziali dello scorso autunno sostenuto dai socialisti di Ninova. Socialista Ninova che non si dimostra meno amica di Putin di quanto lo sia Marine Le Pen, leader di estrema destra e candidata alla presidenza francese.

Negli ultimi quattro mesi la leader socialista ha raddoppiato i consensi forte del risultato di Radov. Ha puntato sul «cambiamento», sulla sicurezza (la Bulgaria è sulla rotta balcaninca dei migranti), si è schierata contro le sanzioni Ue imposte alla Russia per le interferenze in Ucraina: vuole abolirle perché danneggiano la Bulgaria, è il suo slogan.

Benché solo dal 2007 al 2013, il Paese sul Mar Nero abbia ricevuto 11 milardi di euro di fondi Ue per migliorare autostrade e infrastrutture, i redditi delle famiglie siano raddoppiati nell’ultimo decennio e i due terzi dell’export bulgaro siano assorbiti dalla Ue (contro l’1,5% che va verso la Russia), alla vigilia del voto la maggioranza degli elettori diceva di essere delusa della Ue contro il 49% che ancora ci crede.

La Bulgaria è il paese più povero e corrotto della Ue secondo la classifica di Tansparency International, ma un po’ per la sua storia e molto per la sua posizione è una pedina che interessa non solo a Putin ma anche a Erdogan. Sia la Russia sia la Turchia sono stati accusati nei giorni scorsi di interferire in queste elezioni.

Ninova non è inoltre l’unica leader filorussa del Paese, giocano con la nostalgia per Mosca anche i Patrioti uniti, alleanza nazionalista che comunque avrà un peso nella formazione del governo. I sondaggi davano infatti un testa a testa fra il partito Gerb di Borisov e i socialisti di Ninova: gli analisti sono convinti che nessuno vincerà, sarà difficile formare una coalizione di governo, improbabile una stabile maggioranza.

Una situazione dunque ideale per le azioni di disturbo di Erdogan che preme sulla minoranza di origine turca e soprattutto di Putin oggi impegnato con le proteste in casa, ma interessato ai moti anti-governativi in Bielorussia, alleato che non si è mai staccato da Mosca, e al risultato di Sofia.

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