Fiumi di parole. Il tris rifilato al Sassuolo, il secondo posto conservato e il vantaggio incrementato sul quarto posto sono tre buone medicini per permettere alla Roma di dimenticare lo sfratto europeo subito dal Lione. Così, complice anche l’apparizione presidenziale all’Olimpico, l’occasione è buona per risentire la voce di James Pallotta.

«Contento di questa vittoria. Nella ripresa abbiamo aggiustato quello che non funzionava nel primo tempo. Non ho rammarichi per l’eliminazione dall’Europa League: la gara di ritorno con il Lione è stata una delle migliori della Roma. Giocando in quel modo e con un pizzico di fortuna, nel ritorno di Coppa Italia con la Lazio, ce la possiamo fare. Il campionato non è ancora finito. E la Juve deve venire a giocare all’Olimpico», i pensieri iniziali del boss della Roma made in Usa.

Sul rinnovo di Spalletti, invece, Pallotta tende la mano ma si dichiara prigioniero della volontà del tecnico. «Luciano sarà sicuramente l’allenatore della Roma fino a maggio – ammette il presidente giallorosso - poi dipende da lui. Mi piacerebbe tenerlo, sta a Spalletti decidere. Rinnovi di Totti e De Rossi? Non ne abbiamo ancora parlato. Francesco, dopo questo contratto, ne ha uno da 6 anni da dirigente. Ora dobbiamo affrontare delle partite di livello per andare in Champions, poi ne discuteremo». La risposta di Spalletti non si fa attendere: «Il futuro dipende da tutti, non dipende tutto da me. Il mio contratto non conta niente, conta solo vincere. Se non si vince niente, bisogna cambiare. Arrivare secondi non sarebbe un fallimento, ma significherebbe zero titoli».

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