Il principio di dublino

Migranti, per la Corte Ue Stati non obbligati a concedere visti umanitari

dal nostro corrispondente Beda Romano

(AP)

2' di lettura

BRUXELLES – La Corte europea di Giustizia ha dato oggi ragione al governo belga che si è rifiutato di concedere un visto umanitario a una famiglia di siriani che voleva trasferirsi in Europa. La vicenda, che ha suacitato polemiche nel paese, conferma indirettamente il principio secondo il quale responsabile del diritto d’asilo in Europa è il paese di primo sbarco. La sentenza è vincolante e definitiva; va in direzione opposta rispetto al parere dell’avvocato generale.

Secondo la decisione della magistratura comunitaria, un paese non è obbligato a concedere un visto umanitario a chi vuole chiedere asilo sul territorio di quello Stato. La sentenza dà ragione al segretario di Stato all’immigrazione, l’autonomista fiammingo Theo Francken, che in queste settimane si è opposto alla concessione del visto perché avrebbe creato «un pericoloso precedente» e avrebbe fatto perdere al Belgio «il controllo delle sue frontiere».
La richiesta era stata presentata da una famiglia di Aleppo, due genitori e tre bambini. Le autorità belghe avevano rifiutato la concessione perché nella domanda di visto territoriale a scopo limitato avevano letto il tentativo di risiedere nel paese per un periodo oltre i 90 giorni. «Permettere ai cittadini di paesi terzi – si legge nella sentenza - di presentare domanda di visto per ottenere protezione internazionale nel paese membro di loro scelta metterebbe a rischio il sistema» di asilo europeo.

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«Permettere ai cittadini di Paesi terzi di presentare domanda di visto nel Paese di loro scelta metterebbe al rischio il sistema di asilo europeo»

Attualmente, il Principio di Dublino prevede che responsabile dell’asilo sia il paese di primo sbarco. Dinanzi all’arrivo massiccio di rifugiati dalla Siria e dalla Libia in Italia e in Grecia, la Commissione europea ha presentato una riforma che prevede il ricollocamento delle persone in tutta Europa. Il negoziato diplomatico va a rilento per l’opposizione di molti paesi, soprattutto dell’Est Europa. La sentenza in sé si basa sulle regole attuali, e non ostacola (ma neppure aiuta) la trattativa in corso.

Una decisione in senso contraria a quella presa oggi e quindi in linea con il precedente parere non vincolante dell’avvocato generale della Corte europea di Giustizia, avrebbe permesso ai rifugiati di scegliere direttamente il paese europeo in cui chiedere asilo, presentando domanda in un qualsiasi consolato in giro per il mondo. La concessione di questi visti umanitari è chiesta da tempo da molte organizzazioni umanitarie e associazioni non governative.

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