Il 1° gennaio Matilde Capuis aveva compiuto 104 anni e ora se n’è andata. Era una musicista raffinata che a Torino ha lasciato molte tracce, poiché aveva insegnato al Conservatorio Giuseppe Verdi composizione: una materia complessa che lei conosceva benissimo, essendo a sua volta autrice di tanta musica. Ma aveva anche ricoperto la cattedra di teoria, che con il solfeggio rappresenta l’abc del musicista: uno strumentista che non sia più che bravo nel solfeggio faticherà molto a entrare in un’orchestra.

Un ruolo fondamentale, dunque, quello di Matilde Capuis. Io la ricordo nel 2003, con il suo tratto nobile e dolce, quando andai a trovarla nella sua luminosa casa in periferia per i 90 anni; e poi ancora nel 2005, in occasione di un concerto in suo onore a Villa Tesoriera per la rassegna Ritratti Musicali Piemontesi. E piemontese, anzi più ancora torinese, Matilde era a tutto tondo, tanto da avere ricevuto la cittadinanza onoraria.

Ma era vissuta a lungo altrove. Nata a Napoli il primo giorno del 1913, aveva iniziato gli studi musicali a Venezia completandoli a Firenze. Sotto la Mole arrivò nel 1969 chiamata dall’allora direttore Sandro Fuga. Come pianista fu accompagnatrice del soprano Susanna Ghione e si esibì a lungo in duo con il violoncellista Ugo Scabia; ma, come si è detto, fu assorbita soprattutto dall’insegnamento e dalla composizione. Riguardo quest’ultima attività, va rilevato che le case editrici italiane (Curci, Carish, Zanibon, Bèrben, Forlivesi, Scomegna) non erano rimaste insensibili alla classe creativa di questa gentile signora.

Tuttavia, per cogliere qualche concreto risveglio della sua fortuna, si era dovuta attendere l’iniziativa della tedesca Furore-Verlag di Kassel, che aveva acquisito tutte le partiture di Matilde Capuis, essendo specializzata nel divulgare musiche scritte da donne. Un’occhiata anche parziale al catalogo della compositrice appena scomparsa testimonia della sua ecletticità: si va dalla “Sinfonia in sol maggiore” alla cospicua e ricca produzione per violoncello e pianoforte (cinque Sonate, Tema variato, Ballata e altro), da “Il pianto della Madonna, per soli, coro e orchestra” alle pagine per oboe, dai Lieder “La nave nella vita” al “Preludio, Allegro, Fantasia per organo”. Ricordiamo Matilde Capuis con le parole che scrisse Giorgio Pestelli quando compì il secolo di vita: “Al temperamento napoletano ha unito presto la riservatezza e l’amabilità torinese; poco propensa ai presenzialismi, si è concentrata nel lavoro compositivo, realizzandosi soprattutto in pagine di musica da camera di raffinata sensibiltà”.

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