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Brexit, la Corte Suprema dà torto a May: voti il Parlamento

di Nicol Degli Innocenti

La Suprema corte di giustizia britannica (Ap)

3' di lettura

LONDRA - Il Governo britannico è stato sconfitto: il Parlamento è sovrano e deve avere l'ultima parola su Brexit. La Corte Suprema ha pronunciato la sua sentenza, che come previsto si allinea con il verdetto dell’Alta Corte che i deputati di Westminster devono essere consultati sui tempi e modi dell'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea.

Data l'importanza della questione, per la prima volta il caso è stato esaminato da tutti e undici i giudici della Corte Suprema, che hanno votato 8 contro 3. Il giudice David Neuberger, presidente della Corte Suprema, stamani ha dichiarato che «il Governo non può invocare l'articolo 50 senza l’approvazione del Parlamento» perché altrimenti sarebbe «una violazione della Costituzione» rispettata da secoli.

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La sentenza della Corte UK

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La Corte Suprema ha invece stabilito che i tre Stati autonomi del Regno Unito – Galles, Scozia e Irlanda del Nord – non hanno voce in capitolo.

Il Governo aveva invece sostenuto di poter usare la cosiddetta “prerogativa reale” per invocare l’articolo 50, che permette ai ministri di agire per conto della Regina, e quindi avviare negoziati formali con Bruxelles sull’uscita dalla Ue senza consultare il Parlamento.

La premier Theresa May, che sperava di poter invocare l'articolo 50 entro fine marzo e iniziare le trattative senza dover passare da Westminster, intende rispettare la tabella di marcia stabilita, ha fatto sapere stamani Downing Street. Il Governo si è detto «deluso» dalla sentenza della Corte Suprema ma farà tutto il possibile per rispettarla in tempi rapidi.

David Davis, il ministro responsabile dell'uscita dalla Ue, ha dichiarato in Parlamento che il Governo presenterà entro pochi giorni un «atto parlamentare il più semplice possibile» che darà al Governo il potere di invocare l'articolo 50 e quindi di procedere con l'avvio di negoziati con Bruxelles entro la fine di marzo.
Davis ha detto che la priorità del Governo è rispettare la volontà dell'elettorato britannico che ha votato a favore di uscire dalla Ue e che quindi spera che tutti i deputati, opposizione compresa, approvino la legge in tempi rapidi e non usino il voto «come un veicolo per frustrare la volontà popolare». Brexit diventerà realtà, ha ribadito il ministro: «Non c’è via di ritorno».

Il leader dell'opposizione, il laburista Jeremy Corbyn, ha dichiarato che il suo partito non intende bloccare Brexit o impedire al Governo di invocare l'articolo 50, ma potrebbe proporre emendamenti alla legge prima di approvarla.
I deputati, la maggior parte dei quali sono contrari a Brexit, potrebbero ora rinviare l'uscita della Gran Bretagna dalla Ue, proponendo emendamenti e usando tattiche dilatorie. Il partito liberaldemocratico, filo-Ue, ha già promesso di votare contro l'articolo 50 a meno che gli elettori abbiano facoltà di approvare o meno l'intesa finale che sarà raggiunta con Bruxelles.

Il partito nazionalista scozzese ha già dichiarato di avere pronti 50 «seri e sostanziali emendamenti», mentre la leader dell'Snp, la premier scozzese Nicola Sturgeon, ha detto che «è ora di riprendere in mano il nostro futuro». Anche la Camera dei Lord, dove il partito conservatore non ha la maggioranza e i LibDem hanno oltre 100 “peer of the realm”, potrebbe ostacolare il cammino della legge e quindi rinviare Brexit.

La causa contro il Governo era stata intentata da un gruppo di persone contrarie all'uscita dalla Ue, con la donna d'affari Gina Miller come leader e portavoce. L'Alta Corte in novembre aveva dato loro ragione: il Parlamento va consultato. Il Governo di Theresa May aveva deciso di ricorrere in appello e la questione è quindi passata alla Corte Suprema, massima autorità del Regno in materia. «Solo il Parlamento può concedere diritti al popolo britannico e solo il Parlamento li può togliere, - ha dichiarato oggi la Miller dopo la sentenza. – Solo il Parlamento è sovrano. I deputati democraticamente eletti ora giustamente avranno l'opportunità di usare la loro preziosa esperienza e competenza per aiutare il Governo a scegliere la strada migliore nei negoziati su Brexit».

I giudici della Corte Suprema hanno sottolineato che non si tratta di ribaltare il risultato del referendum del giugno scorso – vinto dal fronte pro-Brexit con il 52% dei voti contro il 48% per Remain – ma di rispettare la Costituzione e seguire le giuste procedure.

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