Nel Porto delle nebbie, il capolavoro di Marcel Carnè, era la malinconica Nelly, innamorata del disertore Jean (Jean Gabin), con il destino tragico negli occhi. Ma il talento di Michèle Morgan, nata a Neully-sur-Seine e scomparsa ieri, a 96 anni, brillò in molte altre occasioni, a iniziare dalla Sinfonia pastorale di Jean Delannoy che le fece guadagnare, al Festival di Cannes del ‘46, il premio per la migliore interpretazione.

L’esordio, dopo gli studi di recitazione a Parigi con René Simon, risale al 1935, anno in cui la 15enne Simone Roussel, in arte Michèle Morgan, interpreta Otto cani in cerca di padrona di Yvan Noè. Due anni dopo, nel Caso del giurato Morestan, diretta da Marc Allegret, è una donna ingiustamente accusata di aver ucciso l’amante. All’alba degli Anni ‘40, accetta l’offerta della Rko e si trasferisce in America. Lavorerà al fianco di Frank Sinatra e di Humphrey Bogart e mancherà per poco (a causa di disaccordi produttivi tra Rko e Warner) il super-classico Casablanca. In Italia provoca gran clamore la sua interpretazione in Fabiola di Alessandro Blasetti, il «peplum» in cui la diva d’oltralpe, nelle vesti della figlia di un senatore romano, interpretava appassionate scene d’amore.

In Francia la carriera di Morgan continuò con Chabrol e Lelouch e, nel ‘78, fu la volta del debutto in teatro. Un anno prima era uscita l’autobiografia intitolata Avec ces yeux. Il fascino magnetico di Morgan ha stregato generazioni di spettatori e l’ultimo omaggio è arrivato da Giuseppe Tornatore che, nel ‘90 l’ha voluta sul set di Stanno tutti bene.

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