Cento medici, infermieri e operatori sanitari sono radunati per un corso di formazione. Si riflette sul caso di un paziente a cui è stata fatta una diagnosi sbagliata e sulle conseguenze dell’errore. Tutto normale, non fosse che il paziente si chiama Nanni Moretti e che la sua storia, proiettata sul telo bianco, è quella raccontata dal film Caro Diario.

Accade alla clinica Maugeri di Pavia, dove per affrontare i temi etici legati alla professione medica si usa (anche) il cinema. Il corso, riconosciuto dal ministero della Salute, ha attirato medici, operatori sanitari di diverse discipline, fisioterapisti, infermieri, tecnici della riabilitazione da ospedali di tutta la Lombardia. È basato sulla visione dei classici della settima arte. Cinque giornate, fra settembre e novembre, per parlare di dignità e riabilitazione vedendo “Mare Dentro” di Alejandro Amenàba, di eutanasia e fine vita con “Million Dollar Baby” di Clint Eastwood, di malattia e tecnica con “Il ventre dell’Architetto” di Peter Greenaway, di pazienti e macchine con “Blade Runner” di Ridley Scott.

Si parte dal capolavoro di Moretti, vincitore della Palma d’oro a Cannes nel 1994. «Abbiamo visto una parte del film, quella finale, in cui l’attore racconta la sua malattia e il suo rapporto con i medici distratti», spiegano la psicologa Ines Giorgi e il gastroenterologo Francesco Cupella, ideatori dell’iniziativa. «Il filo conduttore è il processo di decisione del paziente, dalla presa in carico alla fine. Questo film rende bene le difficoltà relazionali che possono portare a errori diagnostici. Il cinema permette di immedesimarsi nel paziente meglio di qualunque altra esperienza». Dal film prendono poi spunto le riflessioni di psicologi, genetisti, medici legali. I partecipanti al corso, divisi in gruppi, discutono quindi casi clinici, veri e inventati, ispirati delle suggestioni dell’autore. Una modalità molto in voga in diverse schools of medicine americane, ma sperimentata di rado in Italia.

«Come ci suggerisce la letteratura scientifica», spiega Cupella, «la visione favorisce il pensiero critico e i nessi tra teoria e pratica nelle decisioni etiche. Offre l’opportunità per la riflessione morale immaginativa e gioca un ruolo nel ragionamento morale». L’altra organizzatrice, Ines Giorgi, da oltre trent’anni alla Maugeri, sottolinea che «l’inclusione del film nella formazione in ambito etico è un approccio innovativo. Attraverso la narrazione filmica si vuole fornire una migliore comprensione dell’esperienza sociale della malattia e collocare il punto di vista del paziente in primo piano».

Nonostante qualche dubbio iniziale per il sistema così insolito, i partecipanti sono soddisfatti. «È stato un buon inizio, il tempo è volato», dicono. «La possibilità di vedere le storie e viverle da dentro aiuta a riflettere meglio».

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