1936
Silvio antifascista

Nasce primogenito il 29 settembre da papà Luigi, impiegato di banca, e mamma Rosa, segretaria del direttore generale della Pirelli. Silvio ha ricordi di guerra: in treno, mamma salva una ragazza ebrea minacciando una Ss: «Non scenderà vivo da qui!». Secondo una versione successiva, mamma Rosa prende il nazista per il bavero e gli dà una scrollata. Papà Luigi, per i sentimenti antifascisti, ripara in Svizzera e, quando torna, il bimbo gli corre incontro in quello che è il momento «più straziante e più felice della mia vita». Il racconto insegna che l’amore per la libertà fu un amore d’infanzia (tenendo conto che Berlusconi ha un rapporto con la memoria un po’ arbitrario).

 

1946
Silvio anticomunista

Il referendum repubblica-monarchia sollecita nel bambino la passione della politica. Che ha concreti effetti due anni più tardi, alle prime elezioni repubblicane d’Italia: Silvio attacca manifesti della Dc quando sente scrollare la scala: sotto ci sono cinque monelli comunisti. La storia ha due finali. Primo: Silvio, dotato di velocità da sprinter olimpico, semina la teppaglia. Secondo: i cinque monelli sono diventati sette o otto e danno una ripassata al piccolo democratico. Epilogo: Silvio le prende anche da mamma Rosa che sospetta chissà quale marachella, e non se lo perdonerà mai. Il racconto insegna che per l’anticomunismo si sopportano le più crudeli ingiustizie.

 

1956
Silvio chansonnier

Il giovane Silvio studia giurisprudenza (intanto che a Bologna nasce Miriam Bartolini, nota al mondo come Veronica Lario) ma non vuole pesare sulle spalle del babbo: fonda I quattro doctores con l’amico Fedele Confalonieri. Silvio canta e suona il basso. Lavorano sulle navi da crociera, sebbene poi Confalonieri abbia detto di non averci mai messo piede, e Paolo Villaggio invece abbia confermato che c’erano anche lui e Fabrizio De André e si suonava Jacques Brel. Comunque, «mai nei night club», dice Berlusconi, «perché eravamo ragazzi di buona famiglia». Il racconto insegna che il ventenne Silvio non amava i luoghi di perdizione, e già preferiva le cene eleganti.

 

1966
Silvio al femminile

Il giovanotto va già fortissimo: si è laureato con 110 e lode in Giurisprudenza, ha cominciato l’attività di costruttore, fondato la Edilnord e sposato Elvira Dall’Oglio; e nel marzo 1966 ha ricevuto il dono più importante della vita: la primogenita Marina. Poi avrà altri quattro figli, ma Marina è la più simile, la più adorata e adorante, e la più brava negli affari. E infatti, secondo le classifiche di Forbes, nel 2011 era la donna più importante d’Italia e la trentaquattresima al mondo. Quando la intervistano sul padre, dice cose così: «Taccia! Mi faccia dire!». Il che rende il rapporto fra intervistata e intervistatore abbastanza asimmetrico. Il racconto insegna che il motto di Enzo Biagi («Se Berlusconi avesse le tette farebbe l’annunciatrice») era sbagliato: se Berlusconi ha le tette è Marina.

 

1976
Silvio rischiatutto

Quarantenne, è già fra gli uomini più ricchi d’Italia. Ha costruito Milano 2 e nel ’74 ha fondato TeleMilano. È una tv via cavo e ha ospitato, fra gli altri, Eugenio Scalfari e Giorgio Bocca. Nel ’76, TeleMilano passa a trasmettere via etere. È l’inizio della rivoluzione che porterà i fuochi d’artificio nella case italiane: Mike Bongiorno, Dallas, Drive In, il Mundialito di calcio, DeeJay Television, la famiglia Bradford. Il ’76 è anche l’anno in cui Bettino Craxi diventa segretario del Psi e sarà lui, qualche anno dopo, a salvare le tv di Silvio dall’oscuramento decretato dal pretore. Massimo Boldi celebrerà così Sua Emittenza: «Italia 1, Milano 2, Milano 3, Rete 4, Canale 5... ma chi sei?». Nel 1977, Silvio compra e sana il Giornale di Montanelli. Il racconto insegna che in Media stat virtus.

 

1986
Silvio olandese volante

Si presenta al calcio calando su un campo in elicottero. Primo colpo: acquista Roberto Donadoni soffiandolo alla Juventus: per i tempi, un affronto da pirata. Poi arrivano i tre olandesi: Gullit, Van Basten e Rijkaard. Rottama Nils Liedholm e prende il giovane Arrigo Sacchi. «Diventeremo i più forti del pianeta». Sembra un ex ragazzo un po’ troppo entusiasta e invece nel giro di tre anni il suo Milan è campione d’Italia, d’Europa e del mondo. La somma di squadra, tv e marketing cambia la visione del football. Berlusconi poi è quello che fa le formazioni, come testimoniato dai libri di Bruno Vespa, in cui compaiono gli schemi di «giuoco» da lui compilati. Il racconto insegna che il pallone è rotondo, o quasi, e sebbene da qualche tempo sia rotolato verso i comunisti (cinesi).

 

1996
Silvio fattucchiere

Beato lui: la prima sconfitta arriva a sessant’anni. Aveva vinto sempre, anche nel 1994 quando fu preso sotto gamba, come al solito. E invece era diventato presidente del Consiglio con un partito dal nome raccapricciante: Forza Italia. Nel ’96 ci riprova ma senza Bossi, che lo accusa di essere ladro, mafioso e di praticare la magia nera. L’Ulivo di Romano Prodi lo asfalta. Sembra morto. Al contrario: l’uomo si dimostra persino paziente. Chiama i cinque anni all’opposizione «la lunga traversata nel deserto». Incassa avvisi di garanzia uno via l’altro e Marcello Dell’Utri trova i primi guai giudiziari a Palermo. Ma nel 2001 rimette insieme la vecchia squadra: lui, Fini, Casini e Bossi. E torna al governo. Il racconto insegna che Berlusconi non muore mai. Anzi no: non lo ha ancora insegnato.

 

2006
Silvio Rubacuori

Dieci anni dopo, il destino si ripresenta sotto le sembianze del Professore: Silvio riperde, e di soli 24 mila voti, e sbrocca. Grida ai brogli, e per eliminare Prodi attira e finanzia parlamentari del centrosinistra, guadagnandosi altre inchieste per corruzione. Il premier risponde distribuendo oltre cento poltrone di governo alla ventina di alleati che costituiscono la sua maggioranza. Sono i presupposti per il più grande trionfo, quello del 2008. Dopo il terremoto dell’Aquila, tocca le vette della popolarità, ma è già il momento di Noemi Letizia, di Patrizia D’Addario e delle Olgettine. Veronica lo lascia, Gianfranco Fini pure, l’Europa lo deride e lo combatte. Nel 2011 lascia il governo. Il racconto insegna l’addio alla saggezza siciliana: «Peccato di pantalone, pronta assoluzione».

 

2016
Silvio forever

Ed eccoci a oggi. Ottant’anni e tutto si direbbe perduto. Le tre reti procedono ma sono archeologia della comunicazione, il Milan non vince da secoli ed è stato venduto ai cinesi, Forza Italia è data attorno o poco sopra il dieci per cento e si inventa leader passeggeri, i vecchi alleati sono altrove, tendenzialmente disoccupati, qualcuno più sfortunato è in galera, le giovani leve cercano angusti sentieri propri o restano attaccati alla tovaglia, nonostante si sia a fine pasto. Berlusconi è stato condannato per frode fiscale ed estromesso per indegnità dal Parlamento. Ha avuto anche problemi di salute e sopportato una complicata operazione al cuore. Al governo c’è un tizio di quarant’anni che vuole costruire il Ponte sullo Stretto. E dunque il racconto insegna che... che ci rivediamo nel 2026.

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