Assieme al Castello Aragonese, è l’attrattiva culturale più importante della città. Il MarTa, il museo archeologico di Taranto, è una delle 20 gallerie rese autonome (a livello gestionale) dal ministro per i Beni, le Attività Culturali e il Turismo (Mibact) Dario Franceschini, che a fine luglio ha accompagnato in città il premier Renzi per l’inaugurazione del secondo piano: dopo 16 anni di lavori.

Al timone del MarTa c’è Eva Degl’Innocenti, rientrata in Italia per rilanciare una struttura su cui sono riposte le speranze della città. La giovane manager, oltre a coordinare 50 dipendenti e altre iniziative collaterali, si occupa in prima persona delle attività di marketing e comunicazione. In organico non c’è nessuno che possa farlo al suo posto.

«Così non possiamo andare avanti», hanno sbottato qualche giorno fa i sindacalisti della FP Cgil Puglia. «Servirebbero altri 15 dipendenti: mancano anche archeologi e restauratori», conferma Franco Villani, assistente alla fruizione, all’accoglienza e alla vigilanza del museo. «Quest’estate abbiamo rinunciato alle ferie per far fronte alle richieste dei visitatori, ma è sotto gli occhi di tutti che lavoriamo in emergenza per rispettare gli orari di apertura del museo».

A poco, finora, è servita la lettera che Degl’Innocenti ha scritto il 5 luglio al Ministero. Una sola richiesta: urgono rinforzi. Al momento ne è giunto soltanto uno: in mobilità dalla sovrintendenza ai beni culturali, che nei mesi scorsi ha visto l’accorpamento della struttura di Taranto a quella di Lecce. Nel museo ionico servirebbero almeno sei archeologi, otto persone chiamate all’accoglienza, un architetto, due funzionari amministrativi e un altro paio di rinforzi per occuparsi di marketing e comunicazione. «Ci sobbarchiamo questo sforzo nella speranza di un rilancio complessivo del territorio», fanno sapere i dipendenti, mentre dal Mibact non giungono notizie di concorsi all’orizzonte.

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