La Pinacoteca nazionale di Bologna, con le sue collezioni di pittori emiliani dal XIII al XVIII secolo e con opere importanti di Giotto, Raffaello e del Perugino, è uno dei musei italiani di maggior rilievo eppure, osserva l’ex direttore Andrea Emiliani, “è aperta al pubblico solo 4-5 ore al giorno”. Per l’esattezza, il martedì e il mercoledì dalle 9 alle 13,30 e gli altri giorni dalle 14 alle 19 (lunedì è giorno di chiusura).

Il motivo? Scarseggiano gli addetti alla vigilanza, come spiega Nunzia Catena, sindacalista Cgil del comparto ministeri, che da qualche anno segue le vicende della Pinacoteca: “Gli orari sono ridotti perché il personale di vigilanza è ridotto: ora sono 35 in tutto, ma ne servirebbero altri 15-20, perché gli spazi sono ampi e per tenere aperti tutti gli ambienti il fabbisogno è quello, per non parlare dei turni notturni. Poi si sopperisce con qualche prestito da altre strutture, oppure col volontariato”.

Sullo sfondo, la riorganizzazione di tutto il settore che ha portato a un certo ridimensionamento della Pinacoteca, “da sede di soprintendenza ed ente autonomo che era prima, a museo facente parte del polo museale regionale”.

Attualmente i dipendenti sono 50, fra la storica sede di via Belle Arti e Palazzo Pepoli, ma la carenza di personale non riguarda solo gli addetti che garantiscono la sicurezza delle opere e l’accesso alle sale: “Mancano gli amministrativi, così come sono sguarniti i laboratori di restauro e conservazione, che per una realtà del genere sono particolarmente importanti - aggiunge la Catena -. Sono rimasti soltanto tre tecnici, più tre-quattro storici dell’arte. Abbiamo posto la questione al ministero, perché negli ultimi anni abbiamo visto andare via persone che non sono state sostituite”.

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