Venerdì positivo per le borse europee, in particolare per Milano, che ha guidato i rialzi tra i listini continentali mettendo a segno un +1,96% a 16.847 punti, dopo aver raggiunto un massimo intraday a 16.916 punti. A seguire Francoforte (+0,6%), Parigi (+0,4%) e Londra (+0,1%).
La giornata ha visto il susseguirsi di dati macroeconomici. In particolare, molti spunti sono giunti da Eurostat, che ha fornito un quadro completo della saluta dell’Eurozona post-Brexit. Nel dettaglio, il dato riferito al prodotto interno lordo della Zona Euro ha evidenziato un rallentamento congiunturale nel secondo trimestre dal +0,6% al +0,3%, mentre la disoccupazione a giugno si è confermata stabile al 10,1%. Dati significativi, inoltre, anche da oltremanica con l'indice della fiducia dei consumatori britannici che a luglio ha accusato il calo mensile peggiore da 26 anni a questa parte, crollando di 11 punti a -12.
Indicazioni non positive anche dagli Stati Uniti, dove il pil del secondo semestre è cresciuto dell'1,2% congiunturale, deludendo nettamente le attese del consenso degli economisti che si aspettavano un incremento del 2,6%. In contrazione, invece, l'indice Napm di Chicago, sceso a luglio a 55,8 punti dai 56,8 di giugno, battendo il consenso a quota 54,6, e la fiducia dei consumatori statunitensi che, sempre a luglio si è attestata a 90 punti (90,2 il consenso), in calo rispetto ai 93,5 di giugno.
A Piazza Affari in grande spolvero il comparto bancario in attesa dei risultati degli stress test che saranno annunciati stasera. A guidare i rialzi Mps, che ha accelerato nel finale chiudendo a +6,8%. A spingere il titolo il flusso di notizie provenienti dal consiglio di amministrazione dell'istituto, chiamato ad approvare i conti semestrali e a deliberare riguardo la manovra finanziaria di ricapitalizzazione da cinque miliardi messa in pista per pulire il bilancio da 9,6 miliardi di sofferenze nette. Al vaglio, in particolare, i contenuti del piano Passera, sui quali vige il massimo riserbo, ma che apparentemente avrebbero come snodo fondamentale la partecipazione di fondi di investimento americani: i candidati potrebbero essere, ad esempio, Jc Flowers, Beauport Financial, Och-Ziff o BlackRock.
In spolvero anche Unicredit (+5,9%), Bper (+5,5%), il Creval (+4,8%), Mediobanca (+4,8%), Intesa Sanpaolo (+3,5%), il Banco (+3,3%), il Credem (+2,8%), Banca Carige (+2,3%) e Bpm (+2,1%). Tra i finanziari, si sono apprezzati anche Exor (+3,6%), Unipol (+1,3%), UnipolSai (+1%). Hanno sofferto, invece Anima (-0,4%) e Azimut (-1,7%).
Superlativa Generali (+7,2%), spinta da una semestrale che ha battuto nettamente il consenso, mentre a splendere nel comparto degli industriali sono Brembo (+3,8%), Leonardo-Finmeccanica (+2,5%) e Salini Impregilo (+2%), con quest’ultimo che recupera la perdita di ieri. Bene anche Ferrari (+1,7%), Atlantia (+1,3%), Fincantieri (+1,1%) e Fca (+0,9%). Vendite, invece, per Cnh (-1,8%) e Astaldi (-5,1%).
Buona la performance di Ferragamo (+2,3%) tra i titoli del lusso, seguita da Luxottica (+1,3%) e Moncler (+0,1%). In parità Cucinelli, mentre hanno subito un deprezzamento Tod’S (-0,6%) e Ynap (-0,3%). Tra le utility, forti gli acquisti su Acea (+6,8%), Enel (+2,6%), Iren (+1,8%), Hera (+1,4%), Terna (+0,8%) e A2a (+0,6%). Rialzo per Telecom Italia (+2,8%), mentre ha subito un nuovo crollo Mediaset (-8,3%), con la seduta che ha visto il botta e risposta tra i vertici del Biscione e quelli di Vivendi in merito alla questione Premium.
Contrastato il comparto oil&gas, resistito con Tenaris (+1,4%) ed Eni (+0,1%) a un prezzo del petrolio sempre più debole, con il Brent che alle 17:45 scambiava a 42,3 dollari al barile (-0,9%) e il Wti a 41,26 dollari al barile (+0,3%). Ha continuato a pagare la reazione al resoconto di gestione semestrale, al contrario, Saipem che ha perso l'1,4%.