Sette italiani sono tra le decine di ostaggi - tra i 20 e i 60 - presi da un commando jihadista che ha assaltato ieri pomeriggio, in Bngladesh, un popolare caffé nella zona diplomatica della capitale Dacca. È l’Holey Artisan Bakery, un caffé-pasticceria nel quartiere di Gulshan, frequentato dai diplomatici, stranieri e middle-class locale. L’ansia è forte tanto che il premier Matteo Renzi è rientrato a Palazzo Chigi per seguire la vicenda, in contatto con la Farnesina.

È stato l’ambasciatore italiano a Dacca, Mario Palma, a chiarire al TG1 il numero degli italiani coinvolti dopo che per tutto il pomeriggio e la serata di ieri si erano rincorse voci sul numero e la nazionalità di morti - almeno due tra gli agenti - e decine di feriti, 11 in gravi condizioni. Secondo il diplomatico, da parte degli assalitori «non c’è alcuna volontà di negoziare alcunchè» perché si tratta di una «missione suicida» e «vogliono attuare un’azione molto forte e cruenta in cui non c’è spazio per il negoziato».

Gli ostaggi italiani sono imprenditori e commercianti del settore dell’abbigliamento, ha precisato l’ambasciatore spiegando che ad allertare la sede diplomatica è stato un connazionale che era nel gruppo di italiani e che al momento dell’assalto era uscito nel giardino del locale per fare delle telefonate. Ora lui, ha riferito ancora l’ambasciatore, «è stato tirato fuori».

L’attacco è cominciato intorno alle 21 locali (le 17 italiane), quando un commando di una decina di persone è entrato in azione all’Holey Artisan Bakery. Subito è scattata l’allerta della polizia, che ha bloccato la zona. Un impiegato del locale riuscito a fuggire ha raccontato che «cinque assalitori hanno fatto irruzione armati di pistole e machete ed hanno lanciando bombe, al grido di “Allah uh Akbar” (Allah è grande), scatenando il panico tra le persone». Altri testimoni che sono scappati hanno detto di avere visto «molti corpi a terra», anche se non hanno potuto sostenere che si trattasse di cadaveri.

L’Isis ha rivendicato l’assalto, attraverso l’agenzia Amaq, che gli fa da megafono, sostenendo che oltre 20 persone di diverse nazionalità sono rimaste uccise. Quindi ha rilanciato, promettendo nuovi attacchi per la festa dell’indipendenza degli Usa, il 4 luglio, negli aeroporti di Heathtrow (Londra), Los Angeles e Jfk (New York).

«Seguo momento per momento la situazione #Dakka. Ansia per gli italiani coinvolti, vicino alle famiglie». Così il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, su Twitter, dopo l’assalto.

La tv all news indiana India Today ha parlato addirittura di due italiani morti, ma senza citare fonti. E nel caos delle testimonianze, un media di Dacca ha citato la preside di una scuola americana, Ann Walsh Imdad, secondo cui il commando avrebbe ucciso i due dipendenti italiani del caffé, «il panettiere e la moglie». Secondo il responsabile dell’Holey Artisan, invece, il panettiere è riuscito a mettersi in salvo.

Nella zona, che si trova vicino a molte ambasciate straniere, fra cui quella italiana, sono stati dispiegati reparti di teste di cuoio locali (Rapid action battallion, o Rab) che si preparano ad un blitz, mentre alle tv è stato chiesto di sospendere le dirette.

Qualche settimana fa le forze dell’ordine hanno lanciato una maxi-operazione in tutto il Paese contro gruppi di militanti islamici e organizzazioni criminali come risposta all’ondata di omicidi, avvenuti negli ultimi mesi, di bloggers e scrittori, membri delle minoranze religiose, stranieri e anche esponenti della comunità gay. Proprio stamane era stato ucciso un sacerdote indù. Gli attacchi sono stati condotti prevalentemente all’arma bianca e sono stati rivendicati anche da Isis e Al Qaida.

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