Una messa nera con annesso tentativo di sacrificio umano, uno zombie vendicatore, un pool di vampiri e vampire di buon cuore, un guardacaccia vampiro pure lui ma per amore, genere Twilight, una ragazza ribelle che si caccia in molti guai. Clima dark, da racconto gotico. Scene sontuose e splendidi costumi. E lieto fine, tutto sommato.

È difficile crederci, ma la musica di Ciajkovskij è perfetta per questa storia. Perché si tratta della «Bella addormentata», o meglio «Sleeping Beauty, a Gothic Romance» di sir Matthew Bourne, il più famoso e acclamato coreografo inglese, baronetto di recente nomina, che si è guadagnato la gloria mondiale con il suo «Swan Lake» il Lago con i cigni maschi, replicato in tutto il mondo e filmato già due volte (la seconda in 3D).

Lo spettacolo, che era stato un paio di anni fa al Ravenna festival, è tornato in scena al Sadler’s Wells di Londra per le feste di Natale ed ora in arrivo a Milano, al teatro degli Arcimboldi dal 5 all’8 maggio.

Hanna Vassallo interpreta Aurora

E intanto Bourne sta lavorando a «Scarpette rosse» debutto a Londra il prossimo dicembre, sempre al Ravenna Festival nell’estate del 2017. E siccome le sue riletture dei classici sono abitualmente dislocate nello spazio e nel tempo, con ribaltamento di genere dei protagonisti, il fatto che la annunci, proprio come nel mitico film di Powell e Pressburger, ambientata nel 1948 fra Londra e Montercarlo anche questa è a suo modo una notizia.

Ma intanto ecco la «Bella». Dopo il «Lago» e «Schiaccianoci» Bourne ha raccontato di essersi convinto all’impresa durante una visita alla Casa Museo di Ciajkovskij vicino a Mosca: «In quella stanzetta dove lavorava e dormiva ho capito che la Bella mi aspettava» e davanti a sé aveva un bosco di betulle, le stesse che popolano la scena della visione che apre il secondo atto.

Riflette Bourne: «Aurora incontra il principe alla fine del terzo atto, quando si risveglia, e lo sposa. Dov’è la storia? Dovevano essersi incontrati e innamorati prima, quando lei cade vittima dell’incantesimo. Ma poi come tenere in vita lui per cento anni?».

La compagnia di Matthew Bourne

Ecco allora che, nella versione di Bourne, la principessa Aurora nasce nel 1890, l’anno del debutto del balletto a Pietroburgo, e si dimostra sin da piccola una peste: non è la figlia della coppia reale, ma della strega Carabosse alla quale viene sottratta.

Ventun anni dopo siamo in piena epoca edoardiana e la maggiore età della principessa si celebra con un garden party in un verde prato dominato lassù da una magione in stile Downton Abbey. Si balla il valzer e altre danze alla moda. Fra gli ospiti c’è anche un affascinante straniero. È Caradoc, figlio della strega Carabosse morta in esilio che è tornato per vendicare la madre: ha una rosa nera all’occhiello. Sboccia l’amore fra Aurora e il guardacaccia Leo. Segue fattaccio: la rosa nera è avvelenata, deliquio di Aurora e provvidenziale morso sul collo di Leo da parte del conte dei Lillà: diventerà vampiro e vivrà in eterno.

Cento anni dopo, cioè oggi, fra boschi di betulle, una Disco infernale e un Sabba, si scatenerà fra il guardacaccia e Caradoc, una lotta disperata per avere il cuore (metaforico/reale) della fanciulla. Su sviluppo e conclusione meglio tacere. È un thriller, no?

Quel che si deve aggiungere è che questo plot così complesso scivola via come un meccanismo ben oliato nelle mani coreografiche e registiche di Bourne, maestro nel trasformare i suoi portentosi ballerini in attori. Scene e costumi stupendi come sempre di Lez Brotherston. Sulla musica di Ciajkovskij Terry Davies ha fatto un incredibile lavoro di taglia e cuci.

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