Basta ore intere davanti ai videogiochi o incollati alla tv. Per i loro figli volevano qualcosa di diverso. Così, prima, è stata creata l’associazione «Ragazzi di Bagnasco» e poi, dall’entusiasmo delle stesse mamme, la «comunità del cibo» forse più giovane: «I Piccoli Chef di Bagnasco», nel cuore della valle Tanaro. Un impegno che è cresciuto nel tempo e li ha trasformati in «mini ambasciatori» di una cultura gastronomica che spazia dall’Alta Langa all’entroterra ligure.

Una trentina di ragazzini, dall’ultimo anno della materna alla terza media, hanno abbracciato la filosofia di Slow Food e Terra Madre: diventare un «gruppo di persone che producono, trasformano e distribuiscono cibo di qualità in maniera sostenibile, legate a un territorio dal punto di vista storico, sociale e culturale».

Il «quartier generale» è nella vecchia Stazione, lungo la linea Ceva-Ormea, chiusa dal 2012, perché «ramo secco». Da settembre, però, tornerà il treno turistico: la «prova generale» si è svolta il 3 febbraio. Tutta la valle ha salutato il ritorno del convoglio, con l’accoglienza in ogni fermata. E a Bagnasco è toccato a loro, «I Piccoli Chef», con i colleghi più anziani dell’Associazione Cuochi Provincia Granda, preparare il rinfresco.

«I nostri chef in erba realizzano le ricette dall’inizio alla fine - spiega il presidente dei “Ragazzi di Bagnasco”, Fabio Roberi -. Raccolgono gli ingredienti, cucinano, servono a tavola e, soprattutto, grazie a questo progetto di educazione imparano a riconoscere ciò che è nutriente, sano, buono e pulito. Lo dobbiamo anche a Davide Ghirardi, giovane fiduciario Slow Food, che purtroppo non c’è più».

Fabio racconta: «Alcuni anni fa, con un gruppo di genitori che credono in questa valle, abbiamo voluto proporre qualcosa di diverso per bambini e adolescenti, organizzando un corso di atletica e uno di ceramica. Siamo riusciti ad attrezzare un laboratorio con forno». Poi la cucina: «Poco tempo dopo, con gli stessi ragazzi, abbiamo fondato “I Piccoli Chef”. In sede c’è tutto il necessario».

«L’idea è nata una sera, confrontandoci su come offrire qualche ora diversa ai nostri figli - dice Nadia, una mamma -. Si è pensato di coinvolgerli a preparare torte e biscotti. È bello vederli all’opera: si divertono, imparano a cucinare e responsabilizzarsi». Aggiunge Laura: «Anche noi mamme ci divertiamo con loro. Nel tempo è diventata una cosa seria. E si sono specializzati: chi cuoco, chi cameriere o sommelier».

Le creazioni dei «mini cuochi», che hanno avuto come «maestri» nomi importanti della cucina del territorio, sono andate oltre Bagnasco: eventi con Slow Food, rassegne culturali e fiere, promuovendo anche iniziative solidali, come la raccolta fondi per ricostruire un «Orto in condotta» distrutto dall’alluvione a Borghetto Vara (La Spezia). Il 24 luglio saranno protagonisti in paese. Sempre con prodotti a «km zero».

Ecco alcune ricette tradizionali recuperate: zuppa di cavolo verza con fagioli bianchi di Bagnasco e grano saraceno, panissa di ceci, «rebecchini» di nonna Anna con raschera e funghi secchi, «bunèt» (con il tocco segreto: il liquore Fernèt, che un tempo non mancava mai nelle cantine).

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