AO interviste, Djokovic: "Sto giocando il mio miglior tennis da 15 mesi"

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AO interviste, Djokovic: “Sto giocando il mio miglior tennis da 15 mesi”

Australian Open interviste, Novak Djokovic batte Andy Murray 6-1 7-5 7-6 nella finale del torneo. Leggi la sua conferenza stampa in originale

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Cosa credi abbia fatto la differenza questa sera contro Andy?
Beh, credo di aver iniziato la finale molto bene come avevo fatto in semifinale contro Roger, dove non molte cose erano andate storte. Onestamente ero aggressivo e ho giocato nel modo in cui avrei voluto, ho messo in pratica il mio piano perfettamente per un set e mezzo. Ho preso un break nel secondo. Ho sentito come se lui restasse neutrale a fondo campo e mi lasciasse condurre gli scambi, avevo più tempo. Poi ha iniziato a servire meglio, è rientrato nel match e il secondo e il terzo set si sono decisi in pochi punti. Credo che avrei potuto fare meglio quando ero sopra di un break negli ultimi due set, ma bisogna dargli credito di aver lottato e di aver dimostrato di essere uno dei migliori al mondo. Mi ha fatto lavorare molto, tanti lunghi scambi. Stavamo entrambi respirando profondamente sul finire del match, ma questo è ciò che ti aspetti. Sapevo prima di scendere in campo contro Andy che sarei dovuto essere paziente e costruirmi il punto, ovviamente cercando di essere il primo a prendere l’iniziativa. Non era sempre facile perché lui cambiava tattiche e nel terzo ha giocato meglio, ma nei punti importanti sono riuscito a trovare la via.

Questa è stata la più grande accoglienza che hai ricevuto dai fan fuori la Rod Laver Arena?
Sì.

Com’è stata?
Fantastico, non me lo aspettavo, non sapevo cosa stava succedendo. Molti fan non avevano il biglietto e la possibilità di guardare il match in televisione, così sono rimasti nella piazza principale, mi hanno aspettato. Sono grato per il loro supporto, è piuttosto incredibile. Ho vinto questo trofeo per sei volte ma non ho mai fatto esperienza di un supporto del genere dopo un match.

Sai chi erano? Erano dei serbi che vengono da Melbourne?
Non ho potuto riconoscerli tutti (sorride). Ma guardandoli dall’alto, ho visto molte bandiere della Serbia, molti vivono qui, alcuni sono venuti dal nostro paese. È straordinario che si siano riuniti in così tanti e abbiano mostrato il loro supporto in una occasione così grande.

Stavo parlando con un fan serbo e mi diceva che se tu ti candidassi alla presidenza, tutti voterebbero per te. Hai dei piani per entrare in politica?
No, io sono un atleta e credo che dovrei fermarmi qui.

Questo Slam ha un significato particolare per te?
Certo, insomma, ogni titolo dello Slam è speciale a modo suo. Questo perché sono riuscito a fare la storia eguagliando il record di Roy Emerson che vinse sei Australian Open. Sai non posso mentirti e dire che non pensavo a questo, certamente era nel retro della mia mente, entrando in campo sapevo di avere l’opportunità di fare la storia e mi ha dato grande motivazione. Ho cercato di non pensarci troppo, ma era un incoraggiamento a raggiungere l’obiettivo.

Hai bisogno di darti un pizzicotto, sei Australian Open, 11 Slam?
Tutti quanti stanno reggendo bicchieri di champagne qui, è una conferenza stampa molto formale (ride). Ridono tutti quando circola lo champagne. Beh, guarda, come ho detto, è un grande onore e non prendo nulla per scontata, anche se ho vinto 4 degli ultimi 5 Slam e giocato tutte le finale. È fenomenale, ne sono orgoglioso, come lo è il mio team. Abbiamo lavorato duro per essere qui e dobbiamo godercelo. Non ci sono dubbi che abbia giocato il mio miglior tennis negli ultimi 15 mesi. Sai, tutto va alla grande anche nell’aspetto privato, sono diventato padre e marito, quindi credo che nella mia vita sono al punto dove tutto funziona in armonia. Cercherò di mantenerlo in questo modo.

Quali sono le due o tre cose che sono alla base di questa incredibile ascesa?
Non posso scegliere una cosa e dire che sia la chiave del successo, anche se so che alcune persone vorrebbero sapere o cogliere qualcosa da me che possa spiegare questo. Ma non è così facile. Se lo fosse, allora molte persone lo farebbero. Si tratta di molti anni di sacrificio, lavoro duro e dedizione, non solo le sessioni di allenamento che sei tenuto a fare come tennista, ma si tratta di uno stile di vita. Cercare di passare la maggior parte del tuo tempo e delle tue energie a renderti una persona migliore e il miglior giocatore possibile. Dagli anni precedenti della mia carriera ho imparato che non puoi separare l’aspetto privato da quello professionale, quindi tutte le emozioni che devi affrontare e tieni intrappolate, devi farle andare in superficie. Trovarne la soluzione ed affrontarle. In questi match particolari che si decidono in pochi punti, se c’è qualcosa sotto la superficie verrà fuori e giocherà a tuo sfavore. Darà il tuo peggior nemico. Cioè, sto solo esprimendo in maniera sincera la mia esperienza, poi tutti sono differenti. Questa non è la formula per il successo, è solo qualcosa che mi ha aiutato a migliorare ed evolvere.

È il primo mese dell’anno e hai già incamerato vittorie contro i tre principale rivali della tua carriera. Nella tua mente credi che forse in questo momento li hai staccati un pochino?
Non voglio permettere alla mia mente di entrare in quello stato, perché se lo faccio la persona diventa troppo arrogante e crede di essere superiore rispetto a tutti. Potresti ricevere un bello schiaffo dal karma presto o tardi, io non lo voglio. Essere rispettoso con tutti i miei colleghi e verso questo sport è la chiave per mantenere questo livello di successo.

Cos’è cambiato nel tuo gioco? Lo scorso anno a Monte-Carlo stavi quasi sempre perdendo al primo set, quest’anno 6-1 a Nadal a Doha e qui 6-1 a Federer e anche questa sera.
Sarebbe fantastico se il tennis si giocasse solo in un set (sorride). Non lo so. Ovviamente è stato soddisfacente il modo in cui ho giocato contro loro tre. Negli Slam non ti puoi permettere di giocare bene i primi due set e poi perdere la concentrazione, perché potresti ritrovarti al quinto. Credo che aiuti l’aver giocato con questi giocatori tanti match e conoscere l’importanza del palcoscenico e il valore del torneo. E anche il fatto che io voglia migliorare come chiunque. Non sono qui perché ho giocato lo stesso tennis dello scorso anno, sento di star giocando meglio.

Approccio diverso?
Ho sentito una bella metafora ieri. È molto più affamato il lupo che sta salendo sulla collina che quello che si trova in cima. Puoi guardarla da diversi lati, ma io credo che tutti i ragazzi che sono lì fuori lottando per diventare numero 1 sono molto affamati ed io lo so. Non posso permettermi di rilassarmi. Io voglio godermi il momento ma non può durare più qualche giorno. Dopo di ciò devo pensare a come continuare a giocare bene ad ogni torneo. Credo che bisogna lavorare il doppio quando sei in cima.

Puoi spiegare perché non perdi mai la finale in Australia? Qualcosa di speciale tra te e il torneo?
Beh, sì, è per questo che ho baciato il campo. Ho un rapporto di amore con la Rod Laver Arena e spero possa durare per molto tempo.

Quanto è affamato il lupo per Parigi?
Molto affamato, ma il lupo ha bisogno di mangiare molti pasti differenti per arrivare a Parigi. Parigi è il dessert.
Traduzione di Paolo Di Lorito.

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