Chi c’era, se lo ricorda bene: 1990, l’Urss sta per crollare e il gruppo «filosovietico» CCCP Fedeli alla Linea chiude la sua storia con Epica Etica Etnica Pathos, due dischi, 17 canzoni, copertina di Luigi Ghirri: uno dei grandi album della musica alternativa italiana.

Quelle canzoni non erano mai state suonate dal vivo dal gruppo che le aveva create, fino allo scorso 16 maggio, quando gli ex CCCP (tranne Giovanni Lindo Ferretti) con l’aiuto di gruppi e artisti della generazione seguente alla loro (Le Luci della Centrale Elettrica, Lo Stato Sociale, Appino, Brunori Sas, Max Collini degli Offlaga Disco Pax, Francesco Di Bella dei 24 Grana) le hanno eseguite a Firenze. L’esperienza si ripete domani al Romaeuropa Festival, all’Auditorium del Parco della musica, e sarà l’ultima volta: «E io sono un po’ agitato - racconta Vasco Brondi, alias Le Luci della Centrale Elettrica - perché con gli ex CCCP vige la regola dell’improvvisazione, la poetica del difetto: non si fanno le prove.

A Firenze era andato tutto talmente bene che quando si è trattato di fare i bis hanno mandato me. Sono un fan da sempre, io le canzoni dei CCCP le conosco tutte, ne ho sempre portata almeno una in ogni tournée, quella sera ne ho cantate due che ricordavo dall’adolescenza. Quando uscì Epica Etica Etnica Pathos avevo sei anni, l’ho recuperato dopo: mio fratello maggiore mi passò Socialismo e barbarie, il loro secondo album, e i CCCP entrarono nel mio pantheon con Andrea Pazienza e Pier Vittorio Tondelli. Erano punk e nazionalpopolari, e parlavano di me: cantavano che Carpi era meglio di Berlino, e io con un amico, fraintendendo tutto, andai a vedere Carpi. Era come Ferrara, da cui venivamo noi, anzi, peggio. Capimmo: Ferrara è meglio di Carpi che è meglio di Berlino, «la situazione è eccellente».

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