Scongiurato il pericolo siccità è arrivato il momento di avviare le mietitrebbie per il taglio dei 70 mila ettari del Vercellese coltivati a riso. Nel 2015 l’appuntamento con la mietitura arriva con circa 7-10 giorni di anticipo rispetto al passato, quando si iniziava a metà settembre a raccogliere il frutto di un anno di lavoro. Le alte temperature di luglio, che hanno allarmato i risicoltori (soprattutto nella zona della Baraggia) e provocato perdite di mais in diverse zone dell’alto Vercellese e del Biellese, potrebbero giocare a favore del raccolto di quest’anno: le piante di riso, secondo gli addetti ai lavori, sono in ottime condizioni e non sono state intaccate dalle malattie.

Tempi e numeri

In alcuni casi sporadici le macchine sono già al lavoro, ma molto dipende dal tipo di varietà di chicco seminato e dai tempi di maturazione: «Siamo in anticipo rispetto al 2014 - confermano i tecnici dell’Ente nazionale risi -, a luglio e agosto ha fatto caldo e questo ha favorito la coltura. Solitamente se è un’estate positiva per l’uva lo è anche per il riso: sicuramente è migliore rispetto al 2014, che ha visto una campagna di raccolta negativa con una resa molto bassa». Anche perché secondo Ente risi, dati alla mano (sebbene provvisori), la stima della superficie coltivata a riso nel 2015 in Italia, suddivisa per varietà, si attesta a 227.000 ettari complessivi, in aumento di 7.500 (+3,4%) rispetto al 2014.

Altro fattore positivo che fa ben sperare, l’aver superato quasi indenni il picco di siccità di fine luglio, quando era stato raggiunto il traguardo dei 45 giorni senza una goccia di pioggia. Pannocchie belle e sane, quindi, e soprattutto risparmiate dalle malattie come la percularia o il Brusone.

Fiducia e timori

Insomma, le aspettative per la stagione di raccolta 2015 sono alte: «In pochissimi casi, specie nelle zone in cui si è deciso di bloccare il rifornimento di acqua, ci potrebbe essere un mancato raccolto di riso in asciutta - commenta Massimo Camandona, assessore provinciale all’Agricoltura -. Per fortuna, quando eravamo al culmine della crisi idrica, ha iniziato a piovere». Camandona conferma che i risicoltori del territorio hanno iniziato sporadicamente a tagliare: «I risi hanno un buon aspetto - conclude -, peccato che ci sarà sempre l’incognita del mercato: quello che si è riusciti a ottenere dopo una stagione di raccolta si perderà sulle piazze, per via delle continue importazioni del cereale dall’Oriente». Un’invasione che minaccia sempre più il principale Paese europeo produttore di riso e detentore della prima e unica dop risicola riconosciuta in Europa, il riso di Baraggia biellese e vercellese.

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