Ancora pochi giorni prima della ripresa dell’attività parlamentare e a palazzo Chigi già si lavora sulle due linee cardine della nuova stagione: mettere in sicurezza la maggioranza in vista di quella che potrebbe essere l’ultima battaglia della legislatura, l’approvazione della riforma del Senato, e preparare il terreno per una campagna elettorale alla quale Renzi vuole tenersi pronto in ogni momento.

In quest’ottica il premier ha utilizzato l’ultima settimana di pausa agostana per ricucire clima e relazioni col mondo cattolico. Prima l’intervento al meeting di Comunione e Liberazione, ora l’apertura a modificare il Ddl Cirinnà sulle unioni civili che dal 2 settembre riprenderà il suo percorso in commissione a palazzo Madama.

L’impianto della legge non verrà stravolto e conterrà le tre assi portanti disegnate dalla relatrice: l’estensione dei diritti sociali, la reversibilità per i membri della coppia unita civilmente e la step child adoption. Sparirà invece il richiamo agli articoli del Codice civile relativi al matrimonio che verranno sostituiti da un’elencazione dei diritti stilati sulla base dell’articolo 2 della Costituzione e non del 29. Si allontana così ogni equiparazione formale del nuovo istituto giuridico a quello matrimoniale.

Se l’operazione andrà in porto Renzi avrà messo fuori gioco gli oltranzisti della maggioranza come Giovanardi, Formigoni o Marinello, evitando nel contempo di mettere le dita negli occhi all’ala cattolica e ottenendo le unioni civili richieste sia dal fianco sinistro che dall’area liberal del Pd.

Un risultato ottenuto grazie al lavoro dei pontieri che è iniziato nella seconda metà di luglio e si è protratto fino ai primi di agosto. Zanda, Lo Giudice, Tonini e la stessa Cirinnà, hanno dialogato con Schifani, Chiavaroli, Lupi e Quagliariello, tendendo una mano all’ala dialogante di Area popolare, che a sua volta ottiene tre cose dall’accordo: la distinzione giuridica tra matrimonio e unione civile, una tutela dall’eventuale pronunciamento della Corte Costituzionale che entro il 2017 potrebbe accogliere i ricorsi delle associazioni che chiedono il matrimonio egualitario e, soprattutto, un intervento straordinario per le famiglie numerose, anche quelle unite civilmente, che verrà inserito nella prossima finanziaria.

Tra l’altro, anche dal punto di vista del percorso parlamentare, la partita sembra ormai chiusa. In commissione Giustizia ci sarebbe l’accordo con la presidenza per mandare il testo in aula anche senza relatore. A quel punto la legge Cirinnà dovrebbe uscire blindata da palazzo Madama entro il 15 ottobre, per ricevere il voto finale della Camera prima della fine dell’anno, come annunciato da Renzi.

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