Nel giorno dell’ipotetico rilancio l’Italia perde tre atleti in 10 minuti e visto come si è messo il Mondiale si ritrova nella peggior posizione possibile: contro un muro.

Siamo aggrappati a un unico atleta, Gianmarco Tamberi che dopo una qualificazione in cui ha già dato spettacolo punta alla medaglia nella finale dell’alto di domenica. L’unica speranza di podio e per quanto lui sappia reggere benissimo la scena non è così che ci si aspettava di finire, con un raggio di luce in mezzo al buio totale.

Le marciatrici Rigaudo e Giorgi squalificate in una gara quanto meno strana e Fassinotti che lascia la pedana senza saltare perché il dolore al piede lo mette davanti a una decisione difficile: «Le persone intelligenti devono fare scelte intelligenti. Gareggiare avrebbe voluto dire stare fermo dei mesi dopo e per cosa? Con questa frustata a ogni stacco non sarei andato lontano».

Non va, non gira, non inizia neppure. Ci si aspettava un Mondiale difficile ma gli azzurri proprio spariscono, escono dal retro, mancano. La sensazione che serpeggia dopo la 20 km è di smarrimento totale complice la doppi squalifica a ridosso del trionfo cinese. Ogni sport con i giudici si affida all’arbitrio, alle polemiche, ai sospetti e le ragazze reagiscono in maniera opposta.

Brucia vedere Eleonora Giorgi con due richiami ravvicinati e Rigaudo, desolata, proprio non vuole credere che le scelte degli arbitri siano davvero conseguenza dei loro errori: «Sentire, io sono al settimo Mondiale. Mai stata squalificata e a 35 anni non potrei cambiare tecnica neppure volendo. Non so cosa sia successo, il problema è che non lo sa nessuno. Tutti gli allenatori a cui ho chiesto hanno allargato le braccia». Piange: «Trovare motivazioni per continuare adesso mi sembra impossibile. Devo farmi venire la voglia, non so come». Giorgi rifiuta di entrare nel tunnel del dubbio: «Riguarderò la gara, migliorerò dove c’è da migliorare. Sono affranta, proprio non mi sembrava di andare male. Chissà, magari nel pieno della fatica non mi sono accorta», però si sente che non è troppo convinta che vuole stare lontano dal giro delle accuse a catena.

Vincono le cinesi, primo oro dentro il Bird Nest da quanto è stato costruito e arriva con la donna che detiene il record del mondo Liu, allenata dall’italiano Sandro Damilano ex tecnico di Rigaudo e tra quelli che non hanno saputo darle una spiegazione per la squalifica. Argento alla compagna Lu e le due nemmeno fanno lo sprint, arrivano come sono partite. ha deciso la scuderia ma nella marcia fa un po’ più impressione che nella Formula Uno.

L’unica azzurra al traguardo è quella che non doveva neppure partire, Antonella Palmisano chiude quinta e si deve far portare a spalla fino al pulmino perché non riesce più a muovere le gambe: «Sono arrivata con dei guai fisici, non potevo marciare, guardavo le altre e pensavo: torno a casa». E’ rimasta ed è l’unica a essersi spinta a un piazzamento da finalista. Con i maratoneti siamo a tre in totale. Le nostre carte da podio sono tornate quasi tutte nel mazzo alla mano decisiva.

Inutile stare a rimuginarci troppo sopra, anche se il tarlo avanza: due atlete della stessa nazione ammonite una dopo l’altra a ripetizione, l’unica ipotetica concorrenza alla Cina se ne va così. Pensar male è semplice, liberatorio solo che non porta lontano. «Miglioriamo», ripete Giorgi rassegnata. Ma più che migliorare l’Italia deve risorgere.

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