La polizia israeliana ha arrestato in Cisgiordania un’attivista e blogger italiana Samantha Comizzoli. Secondo quanto si apprende da una fonte diplomatica italiana, la donna è stata arrestata sulla strada per Kufr Qaddum dove stava partecipando ad una manifestazione contro la presenza israeliana nelle abitazioni palestinesi.

Samantha Comizzoli, secondo quanto si apprende, aveva un visto di soggiorno scaduto da più di un anno e sarebbe stata trovata in possesso di una carta d’identità palestinese contraffatta. Al momento si trova agli arresti all’aeroporto Ben Gurion, a Tel Aviv, in attesa di lasciare Israele. L’attivista sarà probabilmente espulsa tra domenica e lunedì, ma se non accetterà l’espulsione, la vicenda passerà in mano ad un tribunale. La Farnesina ha confermato che un’italiana è attualmente in stato di fermo a Tel Aviv ed ha precisato di essere «in stretto contatto con lei e con le autorità israeliane» attraverso la sua ambasciata.

La blogger, nata in provincia di Novara 45 anni fa e trasferitasi poi a Ravenna nel 2001, per il momento si rifiuta di rispondere alle domande della polizia e avrebbe cominciato lo sciopero della fame perché si ritiene prigioniera politica. Subito dopo l’arresto ha scritto sul suo account Twitter soltanto «mi hanno presa». Due giorni fa, invece, aveva twittato che le era «stato bloccato il profilo Facebook».

Un anno fa, quando tre ragazzi israeliani furono rapiti e uccisi da due palestinesi appartenenti ad una cellula di Hamas, Samantha Comizzoli pubblicò sul suo blog una foto che la ritraeva davanti a un forno mentre mostrava il numero tre con le dita. Un’immagine che suscitò molte polemiche.

Nel 2011 l’attivista si è presentata come candidato sindaco a Ravenna, correndo per nella lista civica Punto a capo e ha preso l’1% dei voti. Oggi a Torino, la sua città, è stata organizzata una manifestazione di solidarietà nei suoi confronti sotto la sede della Rai.

I commenti dei lettori