Università, anno sabbatico o subito sul mercato del lavoro? L’interrogativo se lo pongono tutti i maturandi del 2015, ma anche le loro famiglie. Studiare può costare molto, come per gli 11 mila euro annui della Bocconi di Milano, e le differenze tra corsi di studio e singoli atenei sono tante. Per questo scegliere l’università giusta e con il miglior rapporto spesa-opportunità future diventa sempre più difficile.

Per aiutare a districarsi tra le incognite del futuro, report di JobPricing ha analizzato il mercato del lavoro italiano e quanto influisce sul reddito la scelta dell’università.

La laurea continua ad essere «conveniente»

Si guadagna davvero di più, grazie a un titolo di studio? La risposta, nonostante la crisi, continua ad essere sì. La retribuzione globale annua media di un laureato è di 41.220 euro, mentre quella di chi non ha un attestato universitario è di 26.008 euro. Il reddito, infatti, cresce esponenzialmente all’aumentare del livello di istruzione.

I neolaureati, però, non devono illudersi che il titolo tanto faticosamente ottenuto li ripaghi in tempi rapidi. La differenza di retribuzione rispetto a chi ha scelto di abbandonare gli studi, infatti, diventerà significativa solo dopo i 35 anni.

I laureati degli atenei privati e quelli del Nord continuano a guadagnare di più

Quando si punta ad un corso di laurea umanistico (economico, giuridico, letterario) una delle scelte determinanti è quella tra ateneo statale o privato. Per chi, invece, punta a studi più tecnici, la scelta si allarga anche ai Politecnici. L’interrogativo, allora, è uno: vale la pena di investire nelle salate rette delle università private?

Dal punto di vista del ritorno economico successivo sì. Aver frequentato un ateneo privato garantisce un ritorno economico del 21% più elevato rispetto ad uno statale. Si difendono i Politecnici, i cui laureati continuano ad essere mediamente più appetibili per le aziende.

Attenzione, però, a non trascurare la variabile territoriale. I laureati del Nord guadagnano sensibilmente di più, rispetto ai loro colleghi che hanno scelto atenei del sud Italia e hanno anche più probabilità di trovare lavoro nello stesso territorio in cui hanno frequentato l’università. Il 92% degli studenti, infatti, trova lavoro in aziende del Nord, mentre il 63% laureati nel Meridione è costretto a emigrare al Centro (25%) e al Nord (38%).

Ecco gli atenei che fanno guadagnare di più i loro laureati

Pubblici o privati, non tutte le università sono uguali. La media nazionale del reddito dei laureati tra i 25 e i 34 anni è di 28.869 euro, ma guadagnare di più o di meno nei primi 10 anni di lavoro varia da università a università. Il top lo raggiunge la Bocconi di Milano: i suoi laureati guadagnano in media il 20% in più rispetto alla media nazionale (34.914€), mentre fanalino di coda è l’Università di Cagliari, con un -8% (26.562€).

Studiare costa e la spesa si ripaga in almeno 12 anni.

Il percorso universitario è un investimento significativo per le famiglie, soprattutto quando l’ateneo è privato. Ovviamente, anche il tempo in cui il futuro laureato riuscirà a «ripagare» la spesa dipende dall’università frequentata.

L’indice realizzato da JobPricing tiene conto del costo totale sostenuto nell’arco dei cinque anni di studi (tasse universitarie, materiale didattico) e del mancato introito, ovvero quanto lo studente avrebbe guadagnato se, invece di studiare, fosse andato a lavorare. Nel caso degli studenti fuori sede, si aggiunge il dato sulla spesa per l’alloggio. Questi dati vengono messi in relazione con la retribuzione media di un laureato per ogni ateneo e di quanto questa sia più alta - a parità di età - rispetto a quella di un diplomato.

Il risultato varia in modo significativo da ateneo ad ateneo. Se un laureato al Politecnico di Milano «si ripaga» la laurea in meno di 11 anni di lavoro, un suo collega dell’Università Parthenope di Napoli ce ne mette quasi il doppio. Per i fuori sede, il tempo lievita in maniera omogenea in tutti gli atenei di circa 1 anno e mezzo.

I commenti dei lettori