Anche sul rosso, per ora, il padrone è lui. Dopo aver dominato sul cemento con i successi agli Australian Open, a Indian Wells e Miami, Novak Djokovic ha mostrato i muscoli anche a Monte-Carlo, e lo ha fatto di fronte a Rafa Nadal, il più forte tennista della storia sulla terra battuta, nella semifinale nobile del torneo, probabilmente la finale anticipata, e domani affronterà Tomas Berdych per conquistare il suo secondo titolo a Monaco.

Come già due anni fa Nole, quando però si scontrarono in finale, ha battuto il Cannibale nella sua ex cittadella, dove Rafa ha vinto 8 volte di fila fra 2005 e 2012. Gli sono bastati due set (6-3 6-3 in un’ora e 37 minuti) e adesso è chiaro che la sfida è lanciata non solo per Roma, ma soprattutto per Parigi, l’ultima delle fortezze dello spagnolo e l’unica che il serbo non ha ancora conquistato. Per Nole, indiscusso e apparentemente inavvicinabile n.1 di questi primi 4 mesi - è in striscia vincente da 16 match nel 2015 - è il successo n.20 su 43 scontri con Nadal, il quinto su 19 sulla terra battuta.

Lo spagnolo in questo tormentato 2015 non è ancora riuscito ad esprimersi al massimo, ma ieri ha dato segni di riveglio. Rafa era anche partito in testa, 2-0 e una chance di piazzare un altro break, poi Djokovic ha iniziato a carburare, a fiondare proiettili con i piedi avvitati sulla riga di fondo. E’ stata una bella anche bella, con almeno due game straordinari – il settimo di entrambi i set – nei quali il n.1 e il n. 4 del mondo (da oggi Nadal riscavalcherà Nishikori) non hanno solo picchiato, ma anche ricamato, sfidandosi con smorzate e controsmorzate, lob millimetrici e passanti perfetti. L’ultimo snodo è arrivato proprio nel settimo game, quando dopo aver avuto 5 palle per andare avanti 4-3 Nadal ha concesso il break con un errore di dritto, cedendo poi di nuovo il servizio due game dopo.

Tomas Berdych ha invece conquistato la sua prima finale a Monte-Carlo, la quarta in carriera in un Masters 1000, spazzando via 6-1 6-4 Gael Monfils, che pure aveva sin qui giocato un grande torneo, eliminando fra gli altri Federer e Dimitrov. Ma il ceko, che si era affacciato l’ultima volta al big match di un “1000” nel 2012 a Madrid, ha però vinto 6 dei 7 match con il francese: nel tennis i precedenti contano. E purtroppo per Tomas con Djokovic il bilancio è di 18-2 a favore del Joker...

Nella domenica del Principato ci sarà un lembo di azzurro anche in campo. Fognini e Bolelli infatti sono in finale, 35 anni dopo l’ultimo successo italiano (Panatta e Bertolucci nel 1980) e 26 dopo l’ultima finale, persa nel 1989 da Canè e Nargiso contro Smid e Woodforde. Hanno battuto in due set Dodig e Melo (7-6 6-3) e puntano ad aggiungere il loro nome ad un albo d’oro che conta anche quelli – ormai remoti – di De Morburgo e Gaslini (1925 e 1926) e Cucelli-Del Bello (1954).

«Giocare in doppio mi fa bene», ha spiegato Fognini. «Perché divido la responsabilità al 50 per cento, e a fianco ho uno che capisce di tennis e mi aiuta. Mi può aiutare anche per il singolare, perché quando sono da solo a volte vado in tensione, in doppio non mi succede». I due fra l’altro a Monte-Carlo sono di casa: «Io abito qui», ha spiegato Bolelli, «Fabio è nato ad Arma di Taggia che è poco distante e qui in molti tifano per noi». Dopo il successo agli Australian Open in febbraio, per il ’Fogna’ e il ’Bole’ è la chance di firmare un altro trofeo di grande tradizione e ipotecare un posto al Masters di Londra.

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