State sereni, il botto arriva

Oggi, sul Sole, c’è una intervista del direttore Roberto Napoletano al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. E’ una intervista che, al netto dei toni istituzionali e delle banalità d’ordinanza che da essi derivano, suscita stati d’animo che vanno dalla tenerezza (per Padoan e la situazione drammatica in cui si è ficcato, per tanti motivi) alla irritazione. E fatalmente inducono a tentare di disegnare uno scenario per i prossimi mesi.

Padoan da qualche tempo segnala il peggioramento della condizione dell’economia italiana, e la prima stima del Pil del secondo trimestre lo conferma. Pensate solo che questo doveva essere il trimestre del “rimbalzo” dal discusso “effetto-meteo” dello scorso inverno. Non si tratta di essere indovini, ma di accorgersi di segni di deterioramento che sono in atto da mesi, cioè anche da quando Padoan ipotizzava esiti ben diversi per la nostra economia. E’ vero che un ministro deve essere ottimista, ma deve esserlo a ragion veduta, non per riflesso pavloviano. E questo mantra delle “riforme” che apriranno un Mondo Nuovo sta diventando stucchevole.

Il discorso scivola invariabilmente sulla Domanda, con la maiuscola, che tutti si pongono.

«Finiremo con la troika» butto lì. «No, no, assolutamente no» urla e aggiunge: «La prego, lo scriva a caratteri cubitali». Si ferma un attimo, ancora uno scatto, e poi di getto: «Il Paese deve riformarsi da solo e lo sta facendo. Dobbiamo farlo ancora più in fretta». Sulla crescita in Europa quasi tutti sono messi male, ma noi stiamo sempre peggio di tutti e abbiamo un debito pubblico che non teme confronti. Sulla debolezza italiana pesano ovviamente i focolai di crisi internazionale, soprattutto quelli che riguardano l’energia e l’Ucraina, dobbiamo coprirci da nuovi rischi. Il quadro finale non può che uscire ulteriormente deteriorato e alimentare gli interrogativi dei mercati. «Io so, e i mercati sanno, che il Paese è fortemente orientato a sostenere la crescita, ci vorrà più tempo ma non li deluderemo», scandisce con voce ferma.

Andiamo con ordine.

Il paese si sta riformando – Davvero? Siamo certi? O piuttosto non siamo tutti vittime di una allucinazione collettiva e propagandistica?

Niente Troika – Può essere, o almeno niente memorandum, ma giungerà fatalmente il giorno in cui i mercati si chiederanno che fare di questo paese sempre più malato e malfermo, e dotato ancora di vastissimo potenziale sistemico. E quindi? Forse una forma di assistenza sovranazionale al contempo light e cogente, di quelle che permettano a Renzi di restare in sella e dire che “ci hanno accordato la flessibilità che chiedevamo”, mentre si realizza in tempi rapidi e sotto dettatura quello che la “lettera della Bce” non ha ottenuto.

Manovra? – Qui è molto difficile fare previsioni. E’ vero, come dice Padoan, che “quasi tutti sono messi male” in Europa, ma l’Italia è inequivocabilmente messa peggio di tutti gli altri, ed il gap appare in allargamento. Si potrebbe invocare flessibilità erga omnes (e Renzi e Padoan si preparano a farlo), ma ci verrà risposto che siamo comunque quelli messi peggio, e quindi “qualcosa” andrà fatto. Di certo, quello che non andrà fatto è pensare a nuove manovre “Monti-style” fatte di patrimoniali: eppure temiamo che qualcosa arriverà ancora, da quel versante.

In sintesi: la situazione è grave. Occasionalmente non è seria, ad esempio quando qualche propagandista fulminato insiste a dirci che siamo sulla strada giusta, e che abbiamo iniziato a creare riforme che daranno frutti. Qui siamo sempre più vicini allo spartiacque tra incoscienza, ignoranza e malafede, sia chiaro. Ma soprattutto, la presenza di fattori di alto rischio esterno (crisi russo-ucraina su tutte: seguire attentamente il deterioramento dell’economia tedesca) mette l’Italia a rischio di vero e proprio collasso nei prossimi mesi. Per questo urge avere a Palazzo Chigi un soggetto adulto. E potrebbe pure non bastare. Quanto al botto, occhio a non portare sfiga:

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