I consumi si stanno risollevando, ma troppo poco, e la fine anno non sarà certo entusiasmante. Il 2014, annuncia oggi Confcommercio, chiuderà con l’indice a +0,2% (contro il -2,6 dell’anno passato). Col CentroNord che cresce dello 0,5% ed il Mezzogiorno che arretra di una quota analoga (dopo il -3.2% del 2013). E l’effetto bonus? Per ora, spiega Confcommercio, è “invisibile”. Non a caso l’associazione dei commercianti parla ancora, purtroppo, di economia al bivio. In dettaglio: dopo il -1,2% del primo trimestre dell’anno il secondo si chiude a +0,6%. A tirare sono soprattutto i beni ed i servizi per le comunicazioni, insomma cellulari e tablet, che salgono del 5,5% e le spese per alimento, bevande e tabacchi (-1,8). In negativo: beni e servizi per la mobilità (-1,5%), beni e servizi per la casa (-1,1) abbigliamento e calzature (-01,). In ripresa, anche se modesta, spettacoli e intrattenimenti (+1%) ed alberghi e ristoranti (+1,2). Confcommercio vede sempre più vicino anche un rischio deflazione: la previsione per agosto è di un calo dello 0,2% dell’incide dei prezzi.

«Gli 80 euro inutili? Credo che 11 milioni di italiani la pensano in modo diverso - ha replicato a stretto giro il premier Matteo Renzi nel corso di una breve passeggiata fuori da Palazzo Chigi.- Non siamo ancora fuori dalle difficoltà, c’è ancora molto da fare, ma lo faremo con ancor più decisione».

Divergenti gli andamenti degli indicatori di fiducia: a luglio sono sostanzialmente stabili quelli delle imprese del commercio e la manifattura, ancora in aumento i servizi. Mentre l’indice di fiducia delle famiglie, che aveva toccato un massimo a marzo, dopo maggio e giugno è in calo anche a luglio.

Dunque l’effetto-bonus, gli 80 euro in più in busta paga di quasi 11 milioni di soggetti (per un totale 6,45 miliardi di intervento per il 2014) ancora non si vede. “Ad oggi - spiega l’Ufficio studi di Confcommercio - sono stati distribuiti 1,61 miliardi (cioè un quarto del totale, in media 73 euro a testa per 2 mesi, maggio e giugno); se fossero stati spesi tutti avremmo avuto un incremento di oltre l’1% dei consumi nella media maggio-giugno su marzo-aprile. Questo effetto non si è avuto (ancora) essendo stato limitato a una piccola crescita in giugno”.

Ne consegue che il giudizio sulla politica economica attuata dal governo è a due facce. Giusta la strategia, che si può sintetizzare così: «Inizio da qualcuno (dipendenti) un’azione per tutti. L’intero paese avrebbe dovuto tirare un sospiro di sollievo: “le tasse cominciano a scendere” e anche chi non aveva avuto il bonus l’avrebbe “speso”!». «Non era sbagliato l’obiettivo ed era giusta la strategia» sottolinea Confcommercio. Se c’è un errore evidente, questo riguarda le modalità. L’operazione «è stata realizzata male» sottolinea Confcommercio, che però aggiunge: «c’è tempo per correggerla e fare imboccare al paese la strada “giusta”».

«Sembra dunque che i primi effetti del bonus, che peraltro ha escluso ingiustamente il popolo delle partite Iva, sia stato “bruciato” dall’incertezza del momento e da troppe tasse- commenta il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli -. E che quindi sia stato percepito dai consumatori come una misura solo redistributiva e non per la crescita, non strutturale ma episodica. Confermiamo che si tratta di una misura che va nella giusta direzione ma è evidente che il Paese si aspettava di più e che di più bisognava fare per ricostituire il reddito delle famiglie, tornato ai livelli di quasi 30 anni fa, e sospingere così la domanda interna che, per consumi e investimenti vale l’80% del Pil. Insomma, il ciclo virtuoso dei consumi: annuncio delle riforme, aumento della fiducia e conseguente incremento dei consumi, di fatto, non si è innescato e infatti, la fiducia delle famiglie è in calo negli ultimi due mesi».

«Purtroppo - continua Sangalli - il 2014 sarà ancora un anno di transizione e se continua così rischiamo di compromettere anche le prospettive di crescita del 2015. Infatti, siamo di fronte ad una ripresa ancora troppo timida, fragile e incerta. E, ad eccezione del dato sull’occupazione che negli ultimi due mesi ha fatto registrare il segno più, il che dimostra che c’è un risveglio del sistema produttivo, tutti gli altri indicatori sono negativi: produzione industriale, Pil, fatturato della Gdo in tutti i canali di vendita, inclusi i discount, prezzi in calo il che vuol dire rischio deflazione e imprese del terziario di mercato che continuano a chiudere». Sangalli ha concluso ribadendo che «la crescita deve essere la priorità nell’agenda di governo perché solo così eviteremo il rischio di una manovra correttiva, avremo le risorse per tagliare le tasse su famiglie e imprese e fare del 2015 l’anno di una ripresa robusta e duratura. E per farlo non ci sono scorciatoie: taglio della spesa pubblica improduttiva e contrasto all’evasione e all’elusione».

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